Pappataci: cosa sono e perché dovresti conoscerli

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I pappataci sono insetti simili alle zanzare ma, una volta chiare le differenze, sono facili da riconoscere. Chiamati anche flebotomi, sono diffusi in tutta l’area mediterranea e sono spesso al centro di dibattiti perché sono vettori di diverse malattie.

Il suo nome scientifico è Phlebotomus papatasi.

Sommario:

Pappataci: cosa sono

Cosa sono i pappataci?  Insetti simili alle zanzare ma molto più piccoli. Con le zanzare, i pappataci non condividono solo similitudini fisiche ma anche le stesse abitudini. La puntura dei pappataci serve all’animale a nutrirsi sfruttano il sangue dell’ospite. I pappataci sono insetti ematofagi: si nutrono di sangue e come molte specie entomofaghe rappresentano un pericolo per la salute dell’ospite non per la quantità di sangue che prelevano ma perché possono trasmettere agenti patogeni.

Caratteristiche: il piccolo corpo è lungo 2-3 mm. Le ali sono più grandi del corpo. Le zampe molto sottili e ricoperte da una leggera peluria.

Dove vivono

Escono di notte e durante il giorno vivono in luoghi poco luminosi come possono essere crepe nei muri, buchi nel terreno, sotto la corteccia di alberi o tra il fitto fogliame del giardino.

In Italia sono presenti da qualche anno. I pappataci, infatti, sono originari di zone sub-tropicali dove il clima è caldo è umido ma, a causa dei cambiamenti climatici e delle attività umane, i pappataci si sono insediati anche nel nostro paese rappresentando una realtà ormai conclamata.

Nell’immagine in basso è riportata la distribuzione dei pappataci in Italia. L’immagine è stata estrapolata da un report prodotto dall’Agenzia per la sicurezza europea, efsa.

pappataci
In rosso, la mappa mette in evidenza le zone più a rischio d’Italia

Abbiamo messo in evidenza la mappa delle zone a rischio in Italia. Sebbene i pappataci siano presenti in tutto il territorio, ci sono alcun zone costiere dove sono considerati particolarmente a rischio. Dall’immagine, mettiamo in evidenza la costa tirrenica, ionica e adriatica, la zona del centro-sud e le isole. Qui i pappataci trovano un clima più ideale per il loro sviluppo. Non farti ingannare dalla mappa. Non mancano nuovi focolai in altre zone d’Italia.

Pappataci: punture

I pappataci sono popolari per le loro punture e per la loro capacità di succhiare il sangue. A succhiare il sangue sono le femmine che devono nutrirsi per poter deporre le uova.

Le punture pappataci possono essere particolarmente pericolose per i nostri amici a quattro zampe. Questo insetto, infatti, può essere vettore della leishmaniosi canina. 

Il maggior numero di punture si registra nelle ore notturne: i pappataci sono insetti notturni che iniziano l’attività al calare del sole.

Volano per brevi tratti. Il ciclo di vita prevede diversi stadi di sviluppo: uovo, larva e pupa. Raggiunge lo stadio di adulto nel giro di 3-4 settimane, in base alle temperature. Gli adulti vivono circa 30 giorni. I maschi si nutrono di nettare e zuccheri vegetali. I rischi e i rimedi vanno ricercati contro le femmine.

I pappataci sono più attivi nel periodo che va da maggio a ottobre, tuttavia, a causa delle stagionalità e dei mutamenti del clima, questi insetti stanno mutando il loro ciclo biologico adattandosi sempre di più al nostro territorio.

Perché sono pericolosi per i cani?

Il protozoo responsabile della Leishmaniosi canina è trasmesso insieme alla saliva dell’insetto. Al momento della puntura, il pappatacio inietta un fiotto di saliva ricca di enzimi anticoagulanti. Se l’insetto ha succhiato il sangue a un altro cane malato di leishmaniosi, avrà nel suo apparato succhiatore il protozoo. Quando inietta la sua saliva, il Phlebotomus papatasi inocula l’agente patogeno responsabile della leishmaniosi.

Dati epidemiologici

In Italia sono presenti la leishmaniosi infetta in modo importante i cani randagi (fino al 25% del totale), soprattutto nelle regioni meridionali, in Liguria e Toscana, (per es. isola d’Elba), dove è presente la macchia mediterranea. In Italia le leishmanie sono trasmesse da pappataci delle specie Phlebotomus perfiliewi e P. perniciosus.

Punture pappataci sull’uomo

pappataci immaginiNon solo per i cani, le punture di pappataci possono rappresentare un pericolo anche per l’uomo. Proprio come pulci e zanzare, anche i pappataci possono pungere l’uomo e farsi vettore di malattie. Si parla infatti di “Febbre da pappataci” o di leishmaniosi umana.

I pappataci possono trasmettere anche l’agente patogeno della Leishmaniosi cutanea, nota come “leishmaniosi umana”. Si stima che 1,5 milioni di nuovi casi si verificano ogni anno e che ci siano, nel mondo, 12 milioni di persone infette. La leishmaniosi umana non è pericoloso ma va trattata con cautela. In caso di infezione, a seguito delle punture pappataci i sintomi non si manifestano subito perché l’incubazione del patogeno può durare anche adi 2 ai 4 mesi.

La sua puntura può veicolare anche un ulteriore virus, appartenente alla famiglia Bunyaviridae. Tale virus causa nell’uomo una malattia chiamata “febbre da flebotomi“, “febbre da pappataci” malattia non grave ma fastidiosa, i cui sintomi sono: cefalea, brividi, dolore retro-orbitale, mialgie, astenia e dolori all’addome.

Come riconoscere le punture?

Non è possibile discriminare una puntura di pappataci o di zanzara perché i sintomi sono gli stessi, vale a dire:

  • Rossore nella zona interessata
  • Pomfi o rigonfiamenti
  • Prurito

Non tutti i pappataci sono vettori di malattie, ma solo chi ha succhiato il sangue a un altro animale o uomo infetto.

Pappataci: rimedi

Come proteggersi e proteggere i cani dai pappataci? Seguendo i classici rimedi usati anche per le zanzare. Vale a dire:

  • Limitare le passeggiate nelle ore notturne nelle zone ad alto tasso di umidità
  • Usare zanzariere per impedire l’accesso di pappataci in casa
  • Utilizzare prodotti repellenti specifici per pappataci
  • Con il cane, evita zone in cui vi sono molti randagi dato che rappresentano la popolazione più a rischio di leishmaniosi.

Se hai notato delle punture pappataci sul tuo cane, meglio monitorare la comparsa di sintomi e allertare il veterinario.

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