Secondo le indagini, sono più di un centinaio i cani tenuti a catena che hanno subito una morte atroce a causa degli incendi che hanno colpito la Sardegna nei giorni scorsi. Più di 20mila ettari di terreno è stato bruciato. Nella regione la pratica più diffusa è tenere legati i cani nelle aree lontane dalle abitazioni dei proprietari che non possono monitorarli e quindi, in questo specifico caso, nemmeno portarli in salvo dalle fiamme.
Incendi in Sardegna, sono morti centinaia di cani tenuti alla catena. L’appello disperato al presidente della Regione
Le associazioni animaliste come Save The Dogs, Animal Law Italia e Green Impact, hanno chiesto al presidente della Sardegna, Christian Solinas, di prendere provvedimenti per fare in modo che non si ripeta questa situazione di pericolo per gli animali.
Tramite una nota, viene evidenziato come questo rischio sia diffuso nella regione e venga ribadito ogni anno. Infatti è stato ribadito anche quest’anno nella Delibera della Giunta Regionale n. 15/7 del 23.04.2021 sulle prescrizioni Regionali Antincendio.
Le associazioni Green Impact e Save the Dogs, lo scorso marzo avevano pubblicato il primo Rapporto italiano sulle norme di detenzione di cani a catena. Questo provvedimento ha raccolto molta attenzione nei media locali ed ha generato persino degli sviluppi positivi in Campania e nel Lazio.
Dunque, le tre associazioni animaliste chiedono al Presidente della Sardegna di firmare subito un’Ordinanza Regionale Straordinaria che introduca il divieto assoluto di detenzione di cani a catena. E sottolineano anche che questo comportamento, spesso aggravato da una situazione di isolamento, è “anacronistica e incompatibile con le necessità  etologiche dei cani e contraria alla sensibilità  collettiva”, lo hanno spiegato anche alcuni degli esperti internazionali in etologia (prof. Enrico Alleva, prof. Adam Micklosi e altri) che hanno contribuito al Rapporto Verso il divieto di detenzione di cane a catena.
“L’attuale legge regionale della Sardegna su questo tema rimane una delle peggiori in Italia e necessita comunque di un adeguamento urgente. I modelli italiani migliori evidenziati dal Rapporto sono la legge della Campania e dell’Umbria seguite da quella della Lombardia”.