Fukushima: tunnel sottomarino per scaricare in mare acqua contaminata

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Era l’11 marzo del 2011, quando il disastro della centrale nucleare Fukushima Dai-ichi, sulla costa presso Naraha nella Prefettura di Fukushima, in Giappone, portò in primo piano il tema delle acque contaminate. La Tokyo Electric Power Company Holdings (TEPCO) venne alla ribalta sulle pagine dei quotidiani di tutto il mondo di fronte all’emergenza provocata da un terremoto devastante di livello 7 e dal successivo maremoto. La società che gestisce l’impianto nucleare torna sotto ai riflettori con il nuovo piano delineato per lo smaltimento delle acque contaminate del sistema di raffreddamento.

Lo scorso 25 agosto, la Tepco si è di nuovo scusata per le conseguenze provocate dall’incidente. Dopodiché ha presentato il suo nuovo progetto sulla gestione dell’acqua trattata dall’Advanced Liquid Processing System (ALPS).

Un piano voluto dal governo per garantire il massimo della sicurezza e ridurre al minimo gli impatti negativi sulla reputazione del luogo. Tanto che, la stessa società ha dovuto abbandonare un primo piano che consisteva nel creare una conduttura sul fondo del mare per scaricare l’acqua contaminata ancora stoccata nell’area della centrale nucleare distrutta, scaricandola a una distanza di un chilometro al largo dell’impianto di Fukushima.

Tunnel sottomarino per rilascio acqua contaminata

Il nuovo progetto lanciato dalla Tepco è invece un tunnel sottomarino di circa 2,5 metri di diametro che consente di ridurre al minimo l’impatto delle maree durante il rilascio delle migliaia di tonnellate di acqua contaminate.

Sarà avviato uno studio del fondo marino in modo da iniziare la costruzione del tunnel a marzo 2022 e completare i lavoro entro la primavera del 2023. Per poi iniziare a scaricare l’acqua contaminata nell’oceano.

Al momento, la società che gestisce l’impianto nucleare sta stoccando 140 tonnellate di acqua radioattiva al giorno in grossi serbatoi. Dopo aver valutato diversi progetti, l’opzione migliore  ad oggi resta quella dello smaltimento offshore. Sistema in utilizzo in tutto il Giappone e all’estero e il più efficiente per la dispersione dell’acqua.

“Il sito di scarico sarà situato al di fuori dell’area in cui normalmente operano i pescatori”. Assicura la Tepco.

Secondo il nuovo progetto, il tunnel sarà creato in un substrato roccioso a circa 12 metri sotto la superficie del mare. Inoltre, rassicura la Tepco, prima di essere scaricata, l’acqua radioattiva sarà trattata ulteriormente con l’ALPS e miscelata con acqua di mare per diluire “ben al di sotto degli standard di legge” il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno che non può essere rimosso.

“L’acqua trattata sarà conservata in una fossa per misurare il livello di sostanze radioattive per circa due giorni prima di essere rilasciata in mare”. Spiegano i responsabili.

Effetti sull’economia locale

La Tepco ha riferito di monitorare gli effetti e le conseguenze possibile sul commercio locale e nel caso di un crollo del trend delle vendite nel settore agricolo, forestale o marittimo dopo lo scarico dell’acqua, s’impegna a delineare un possibile quadro per il risarcimento.

Lo stesso governo giapponese, come riporta greenreport, si sarebbe impegnato ad acquistare i prodotti ittici come misura di emergenza per i pescatori.

Nonostante le rassicurazioni, i pescatori e le comunità locali hanno espresso preoccupazioni chiedendo maggiori chiarimenti riguardo ai criteri per i risarcimenti.

Preoccupazioni della Cina

Anche la Cina è intervenuta sull’argomento, definendo la scelta del Giappone “una scelta egoista sulla questione della tutela ambientale finirà per danneggiare gli altri e sé stessi”.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha dichiarato che il Giappone dovrebbe chiedere il parere dei paesi non solo limitrofi. “Per fare questo il Giappone non deve avviare volontariamente il processo di sversamento delle acque nucleari in mare prima che i Paesi direttamente coinvolti e la comunità internazionale non abbiano discusso sufficientemente per raggiungere un accordo”.

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