Tenendo conto del contesto economico attuale, avviare un’azienda agricola potrebbe essere l’idea vincente per chi ha già buoni rapporti con l’agricoltura. Un modello proponibile è quello della piccola azienda agricola a conduzione familiare per la produzione di verdure e ortaggi per la vendita diretta. Chi intende aprire un’azienda agricola dovrebbe valutare la possibilità di aggiungere attività annesse come la gestione di un piccolo agriturismo o l’avviamento di un allevamento (polli da carni, galline ovaiole e/o maiali).
Come affermato nella premessa, avviare un’azienda agricola può essere una mossa furba per chi ha già esperienza nel settore agricolo e quindi ha già avuto modo di visitare, su territorio italiano, aziende agricole di successo e dispone della materia prima: un pezzo di terreno.
Chi ha un pezzo di terreno e vuole avviare un’azienda agricola con tanto di coltivazione biologica, ha tutte le carte in regola per attivare la vendita diretta di ortaggi o la distribuzione presso i mercati ortofrutticoli locali. Da un punto di vista economico, se si dispone di un pezzo di vendita, è molto più opportuno aprire una nuova attività agricola piuttosto che cercare un’azienda agricola in vendita.
Chi ha a disposizione almeno 3,5 ettari di terreno utilizzabili, non solo potrà sfruttare il sito per la vendita diretta e proporre ai compaesani prodotti a km 0, ma potrà anche avviare una buona coltivazione e un piccolo allevamento di galline ovaiole per la produzione e vendita di uova e maiali, per il commercio delle carni.
Da un punto di vista burocratico, lo vedremo dopo, da un punto di vista pratico, segue un breve elenco. Un terreno di 3,5 ettari dovrebbe essere organizzata con:
Sempre più giovani cercano lavoro in agricoltura e aprire un’azienda agricola biologica potrebbe offrire la giusta occupazione. Perché un’azienda agricola biologica? Per i piccoli agricoltori ottenere la certificazione biologica non è affatto difficile, allora perché non approfittare aggiungendo al proprio brand il prestigio del marchio bio?!
L’avvio di un‘azienda agricola come descritta sopra (3,5 ettari di superficie utilizzabile, adeguatamente attrezzata), richiederebbe il lavoro a tempo pieno di due persone, saltuariamente, con l’impiego di collaboratori a ore (in particolari periodi dell’anno, come per il trapianto, il raccolto… sì, lavorare in agricoltura è molto faticoso!).
In serra e nel periodo estivo si lavora anche di domenica per irrigare i campi, in più, in agricoltura biologica si lavora dopo il tramonto, dunque dopo le 20 nei mesi di giugno-luglio: alcuni antiparassitari impiegati in agricoltura biologica sono fotolabili (vedi piretro, bacillus thuringenisis, azadiractina), quindi si disattivano con il sole. Per la vendita diretta, poi, ci sarà bisogno di sommare al lavoro in agricoltura la parte amministrativa e quella commerciale: due lavoratori dovranno impiegare all’agricoltura all’incirca 60 ore a settimana.
Da un punto di vista burocratico, il titolo di imprenditore agricolo o coltivatore diretto, viene riconosciuto solo a persone di età inferiore ai quarant’anni. Cosa ci vuole per aprire un’azienda agricola?
Fiscalmente, tra la prima ipotesi (ditta individuale) e la seconda (società semplice), ai fini del pagamento delle imposte dirette, non cambia nulla in quanto, a prescindere dall’utile effettivamente conseguito, con la dichiarazione dei redditi le imposte riferite all’attività agricola si calcolano sul reddito catastale dei terreni che si coltivano.
Al momento della dichiarazione dei redditi di un’azienda agricola, l’Irpef va calcolata sulla base imponibile del reddito agrario e del reddito dominicale. Il reddito dominicale viene dichiarato dal proprietario del fondo e viene rivalutato dell’80% per calcolare l’imponibile fiscale, mentre il reddito agrario viene dichirato dal conduttore del fondo (proprietario stesso o affittuario) e viene rivalutato del 70%. In caso di affitto con contratto della durata di almeno 5 anni, il conduttore, nel reddito agrario, non dovrà rivalutarlo.
Tutti coloro che svolgono un’attività agricola utilizzano il regime speciale Iva Agricola. In alternativa si può scegliere l’iva normale, ma questo è vantaggioso solo se il volume di acquisto dell’azienda agricola è molto elevato (iva sugli acquisti è più alta dell’iva sulle vendite). Il regime speciale iva agricola prevede un’imposta da versare al fisco che varia in base al prodotto venduto: una parte dell’iva normalmente versata al fisco, nel caso del regime speciale, viene tenuta dall’agricoltore.
LINK | COME APRIRE UN’AZIENDA VITIVINICOLA PER LA PRODUZIONE DI VINO E OLIO
Per fare un esempio concreto del regime speciale Iva Agricola, ipotizziamo che l’agricoltore abbia venduto dell’uva da vino per un incasso di 10.000 euro. L’aliquota ordinaria Iva da applicare è del 10%, così l’uva da vino sarà venduta per un totale di 11.000 euro iva inclusa. Essendo la percentuale di compensazione (la parte dell’iva che l’agricoltore incassa), pari al 4% -nel caso dell’uva da vino-, l’agricoltore dovrà versare 600 euro di imposte mentre i rimanenti 400 euro resteranno nelle casse dell’agricoltore!
Finanziamenti in agricoltura introdotti dalla misura Salvaitalia del governo Renzi che potrebbero avere risvolti positivi sulla vita economica dell’azienda agricola.
Il PSR 2014 – 2020 prevede nuovi finanziamenti a fondo perduto per gli agricoltori che stanno “acquisendo” o “avviando” un’attività agricola. Tutte le informazioni sugli incentivi a fondo perduto per l’agricoltura sono disponibili nell’articolo: Finanziamenti a fondo perduto per agricoltori.
Coltivare bambù gigante può essere un’opportunità di guadagno per molte aziende agricole. Per un’attenta analisi di costi e profitti, vi rimandiamo all’articolo Coltivazione di bambù gigante in Italia, costo e profitto.
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