Spesso i bambini manifestano nel linguaggio uno stress emotivo eccessivo provocando imperfezioni nell’affluenza verbale.
In età infantile si è sottoposti a vari fattori d’ansia che non trovando una via di scarico, colpiscono gli organi della fonazione; la balbuzie.
I segnali ansiogeni, in età infantile, possono essere:
-disturbi del sonno
–disturbi dell’alimentazione
-ritardo dell’acquisizione delle competenze motorie
-eccessiva dipendenza dall’adulto
-scarsa affettività
-rivalità fraterna
-emarginazione
I fattori di rischio possono essere:
-emarginazione
–regole educative troppo severe
-carico eccessivo di studio
-conflittualità tra genitori
Verso i 3-4 anni si manifestano le prime imperfezioni, “disfluenze“, ma è anche vero che queste potrebbero essere del tutto normali, infatti essere potrebbero scomparire naturalmente. Tecnicamente, la balbuzie, è l’impossibilità di unire un suono a quello successivo a causa di un’errata respirazione. L’origine dell’anomalia respiratoria è la nevrosi laringea (nervosismo alla gola), cioè l’abitudine di stringere le corde vocali o di chiuderle completamente ogni qual volta si presenta una situazione stressante che genera tenzione.
Nei maschi, le difficoltà maggiori si riscontrano di fronte alle lettere “P”, “B”, “T”, “D”, “K”, “G”, “R” “M”, “L”, “S”. Nelle femmine, il problema è ridotto e le lettere coinvolte sono soprattutto la “L”, la “C” tra le consonanti e la vocale “I”. Ma quando esplode la balbuzie?
Fattore induttivo scatenante: il bambino, caricandosi di situazioni ansiogene traumatiche, scatena una situazione reattiva che rompe l’equilibrio psico-emotivo dando alla balbuzie (sintomo), la possibilità di evidenziare ai genitori uno scompenso interno, un disagio latente della personalità e della relazione; un mezzo di comunicazione inconscio che gli garantisce un passaggio per attirare l’attenzione dei genitori.
La balbuzie ha una grossa valenza nella sfera affettiva e relazionale. I termini dove si balbetta con maggiore frequenza sono: Affetto, Amore, Babbo, Buongiorno, Buonasera, Grazie, Mamma, Papà, Nonno, Sesso e il proprio nome e cognome. La balbuzie aumenta quando si dialoga con un genitore.
Il genitore deve fare attenzione se balbetta solo su parole molto lunghe, sull’intera frase e se mentre balbetta presenta anche segni di agitazione motoria: tensioni, frustrazioni, imbarazzo verso il suo modo bizzarro di parlare; in questo caso è opportuno intervenire prima che il bambino prenda consapevolezza del disturbo ed evitare che la balbuzie si cronicizzi.
Cosa si può fare?
Tecniche Psicologiche: si agisce a monte del problema con tecniche di rafforzamento dell’IO, con la conseguente repressione di impulsi non coscienti che generano la reattività alla balbuzie.
Tecniche Educative – Pedagociche: ascoltare il bambino con pazienza senza correggerlo ma piuttosto ripetendo loro la stessa frase del bambino con fluenza molto lenta e una tono di voce pacato; in tal modo il bambino non si sentirà in difficoltà e non avrà timore di balbettare, anzi per imitazione dell’esposto rallentato, imparerà anche egli a parlare in modo fluente.
Tecniche logopediche e foniatriche: A livello terapeutico avvalersi delle tecniche logopediche e foniatriche che agiscono direttamente sul sintomo migliorando e regolando l’atto respiratorio, la ripetizione sillabica, la ritmica del linguaggio, l’articolazione dell’atto fonatorio e la coordinazione muscolare.
Consigli Pratici. Fargli recitare poesie, filastrocche o semplici frasi che non riguardano la famiglia ma animali, natura (mare, foreste, etc..). Il bambino dovrebbe scrivere delle frasi e ripeterle ad alta voce; anche cantare una canzone insieme al genitore è una pratica molto utile. Il bambino potrebbe disegnare un paesaggio annotando i soggetti del disegno e ripetendoli ad alta voce. Un esercizio altrettanto utile è la concatenazione di due azioni simultanee, l’esercizio prevede che il bambino operi alcune macchie di inchiostro colorato su un foglio. Il bambino dovrà annotare il nome del colore vicino ad ognuna delle macchie di inchiostro e contemporaneamente dovrà pronunciarlo ad alta voce. Può essere un sintomo di un più complesso quadro clinico che potrebbe tradursi in un disturbo della personalità evitante.
Cosa non fare. Non è consigliabile esporre il bimbo ad una suzione del ciuccio o delle dita in modo protratto. Si è riscontrato che ciò provoca la difficoltà nel pronunciare le consonanti S e Z.