Contesa tra ex per il cane. Microchip intestato a lei che non fa più vedere il cane al suo ex.
Tra moglie e marito non ci mettere il dito. Quando una coppia si separa non è mai semplice arrivare a gestire le emozioni che scatenano questa scelta. Figuriamoci quando nella coppia vi è un bambino e un cane, amato come un figlio.
Tra rabbia, dolore, volontà di riscatto e ricerca della vendetta, qualsiasi arma è buona per il ricatto emotivo e materiale.
Affidamento e pignoramento: quando il cane è un oggetto
Negli ultimi anni, è venuto alla ribalta l’annoso argomento “affidamento del cane” in caso di separazione. Quello che è stato ripetutamente denunciato dalle organizzazioni ma anche dagli stessi esperti in materia è che nel nostro ordinamento manca una norma di riferimento che disciplini l’affidamento di un animale domestico in caso di separazione dei coniugi o dei conviventi.
Se ne parla da molti anni in Parlamento. Quello di inserire una formula simili a quella utilizzata per l’affidamento condiviso dei minori. Al momento, la decisione spetta al giudice che può decidere se applicare l’affidamento condiviso anche tra parti non spostate.
Ci sono diverse sentenze che hanno fatto precedente in materia. Come riporta laleggeèugualepertutti.it, la carenza di norma estende “la competenza del Tribunale a decidere dell’affido dell’animale anche alla cessazione della convivenza more uxorio”. (Tribunale Roma sez. V, 15/03/2016, n.5322)
Si tratta di stabilire diversi parametri come collocamento, diritto di visita, mantenimento ecc. Quelli che fa leva e può giustamente andare oltre alla “titolarità del cane” ovvero a chi è intestato l’animale è il legame e l’affetto del cane. In tal caso, il Giudice può e deve agire nell’interesse materiale affettivo dell’animale.
L’ex si rifiuta di fargli vedere il cane
Quello diffuso da La Stampa.it è l’appello disperato di un uomo che vuole soltanto rivedere il suo cane.
L’esemplare di nome Blues è conteso in una delle tante storie tra ex conviventi. La coppia non era sposata ma ha avuto un cane. A distanza di dieci anni dalla rottura, tutto sembrava scorrere nella normalità. Entrambi gli ex, Alessandro e Martina, che vivono a una breve distanza di 4 chilometri, si dividevano l’adorato Blues. Fino a quando, lei non ha più voluto lasciare il cane al suo ex, forte del fatto che il microchip è intestato a lei.
L’uomo ha deciso di rivolgersi a degli avvocati e alle associazioni animaliste. Dopo dieci anni, la sua ex compagna ha deciso da un giorno all’altro di non mostrargli più il cane. Per la nuova compagna ma anche per il figlio di 4 anni di lui, Blues è un membro della famiglia. “Per lui è il suo cane, ci chiede sempre dov’è, quando potrà vederlo. E’ stato Blues a farci capire che la mia compagna era incinta, lo ha amato da prima che venisse al mondo”. Racconta affranto Alessandro.
La ex non ha più risposto al cellulare e l’unica motivazione è stata che “secondo lei Blues è stressato”.
L’uomo racconta che “da qualche tempo ha iniziato ad avere qualche acciacco legato all’età, lo abbiamo fatto visitare da molti veterinari ma lei non era mai contenta fino a quando lo ha portato da sola in una clinica per poi darmi questo responso, sottolineando il fatto che lei è l’unica proprietaria e può decidere quello che vuole. Per tutti noi è stata una doccia fredda”.
Alessandro ha cercato di mediare in tutti i modi. Da quattro mesi non ha più potuto vedere il suo cane. La sua ex non risponde più ai suoi messaggi e alle chiamate. L’ultima volta “ha detto che lo terrà lei fino a quando non morirà”.
In nessun caso, la ex farebbe del male al cane. Quello che lascia sconcertati è che lui non possa più rivederlo e che il cane “venga negato in questo modo”. Neanche le vie legali sono servite. Per questo, l’uomo ha deciso di diffondere la sua storia in modo da sensibilizzare le persone e le autorità.
Cani pignorati e all’asta
Purtroppo, ancora oggi, la legge considera il cane un oggetto. Recentemente, la Lav ha denunciato la presenza di alcuni cani messi all’asta dopo un pignoramento. L’associazione è intervenuta dopo una segnalazione per salvare i cinque cani di razza: 100 euro per un pinscher, 200 euro ciascuno per due jack russel e due chihuahua. Carlotta, Briciola, Peggy, Cody e un quinto cane sono accompagnati da un verbale di stima che ne determina il valore “tenendo conto dello stato di conservazione, dei fattori di svalutazione e della richiesta del mercato”.
“Eticamente non possiamo condividere questa disposizione che non tiene conto del benessere degli animali che probabilmente hanno già vissuto dei momenti difficili e ora hanno diritto a una seconda possibilità per una vita felice in nuove famiglie”. Ha dichiarato Ilaria Turchini responsabile della sede Lav di Milano.
Prima di questo caso, sempre la Lav era intervenuta, riuscendo a salvare un cucciolo di cane messo all’asta a Trento.
L’organizzazione ha voluto ricordare che i cani e nello specifico tutti gli animali hanno “una vita relazionale ed emotiva, non sono oggetti che possono venire espropriati o messi all’asta, senza curarsi della loro salute psichica e affettiva”.