Le direttive europee sull’ambiente sono quelle che l’Italia non rispetta maggiormente e che hanno comportato il maggior numero di procedure di infrazione
Prosegue l’attività della Commissione Europea volta a perseguire i paesi membri che non si adeguano alle direttive comunitarie. Fra le 69 procedure di infrazione che sono state aperte contro il nostro paese, spicca quella relativa alla mancata protezione dalla pesca accidentale di specie marine e sull’uso di munizioni al piombo nella caccia che mette a rischio soprattutto le specie protette.
Il nostro paese, secondo l’Ue, non avrebbe rispettato la direttiva Habitat finalizzata alla prevenzione delle catture involontarie di specie marine e di uccelli marini. Per questa ragione l’Italia ha ricevuto la lettera di costituzione in mora per non aver attuato la Direttiva 92/43/CEE finalizzata a monitorare e prevenire la cattura (anche involontaria) di specie protette e prevenire la perdita di biodiversità.
Il nostro paese, non essendosi attivato per monitorare la cattura accidentale e l’uccisione di specie protette, avrebbe agevolato questo comportamento predatorio che impatta gravemente sulla popolazione delle specie protette. Secondo il monito lanciato da Bruxelles contro l’Italia il nostro paese non avrebbe “adottato misure adeguate per evitare il disturbo significativo di diverse specie marine e di uccelli marini come la berta maggiore, la berta maggiore Yelkouan, l’uccello delle tempeste e il marangone dal ciuffo mediterraneo nei siti Natura 2000 designati per la loro conservazione”.
Dopo questa dura reprimenda contro il nostro paese, l’Italia ha due mesi di tempo per rispondere e far valere le proprie ragioni dimostrando di aver colmato quelle lacune evidenziate dalla stessa Commissione Europea. Non rispettando le norme sulla caccia e soprattutto sull’uso del piombo nella caccia, adesso l’Italia rischia una sanzione severissima.
Fra le altre accuse mosse dalla Commissione Europea vi è anche quella di non aver rispettato la Direttiva Uccelli (Direttiva 2009/147/CE) e il Regolamento Reach che limita l’uso di pallini contenenti piombo nelle aree umide dove vivono gli uccelli acquatici.
Fra le normative vigenti in Italia finite nel mirino dell’Ue anche la norma che autorizza le regioni a consentire l’uccisione o la cattura di specie di fauna selvatica, anche in aree in cui è vietata la caccia. Attualmente sono complessivamente 69 le procedure d’infrazione aperte contro il nostro paese. Un numero ben inferiore rispetto alle 83 del 2023.
Quindici di queste infrazioni riguardano proprio la tutela dell’ambiente, mentre il resto delle infrazioni riguardano gli affari economici e finanziari, i trasporti e il lavoro e le politiche sociali. Proprio sul versante ambientale l’Italia ha ricevuto nel corso degli anni il maggior numero di condanne al pagamento di sanzioni pecuniarie.
Le multe più pesanti sono state comminate dalla Commissione Europea per la gestione delle acque reflue, la messa in sicurezza di discariche e lo smaltimento e recupero dei rifiuti, costate complessivamente 697.313.586 euro allo Stato. Una quantita significativa di risorse che l’Italia avrebbe potuto spendere diversamente a beneficio della collettività e della tutela ambientale.