Le ecomafie sono il vero cancro del territorio campano. Succhiano i soldi della società, danneggiano il territorio, inquinano l’ambiente e rendono la regione invivibile con dei tassi di incidenza turmorale molto elevati.Tra le ultime discariche tossiche c’è quella di Casal di Principe, in provincia di Caserta. Un’area di 8 mila metri quadrati disseminati di rifiuti di ogni genere. Una vera e propria discarica a cielo aperto dove veniva depositati i rifiutidei clan che avevano prelevato il materiale edile per
la costruzione dell’asse mediano “Nola-Villa Literno”.
L’area usata come discarica è di proprietà dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero della Curia di Aversa, la Chiesa l’aveva data in affitto negli anni ’80 e poi utilizzata dal crimine organizzato. I rifiuti tossici della discarica abusiva di Casal di Principe hanno contaminato falde acquifere e l’atmosfera circostante. Un team di ricercatori coordinati dal professor Antonio Giordano, ha realizzato un rapporto pubblicato dalla rivista americana “Cancer Biology and Therapy“, lo studio mette in relazione i rifiuti tossici con le anomalie congenite e i tassi di mortalità per cancro. Antonio Giordano, coordinatore dello studio e ordinario di anatomia patologica all’università di Siena e direttore dello Sbarro Institute for Cancer di Philadelphia, afferma:
“ Notavamo che esisteva un aumento di patologie tumorali, ma mentre noi continuavo a raccogliere dati e numeri, in molti, anche autorità, continuavano a sottovalutare il problema. Così abbiamo fatto un’analisi della letteratura mondiale, migliaia di lavori scientifici che riportavano il legame tra presenza di rifiuti tossici, malformazioni e aumenti di tumore”
Lo studio ha messo in evidenza che nel casertano e nelle aree a nord di Napoli, dove per anni i rifiuti tossici hanno contaminato falde e atmosfere, l’idindice per morte tumorale è molto più elevato rispetto alle altre regioni, più del 9,4% per gli uomini e più del 12,4% per le donne.
Discorso analogo per le malformazioni: chi vive in questi territori ha l’82% in più di rischio di contrarne all’apparato urogenitale e addirittura l’83,5% all’apparato nervoso. L’unica soluzione è la bonifica del territorio, come afferma lo stesso Giordano:
“Il nostro studio dimostra che negli Stati Uniti quando si è notata un aumento di malformazione in una zona è iniziata una campagna di bonifiche con un abbattimento del 20% dei casi dopo solo 4 anni”
Le ecomafie sono il vero cancro della Campania; un altro testimone della correlazione tra disastro ambientale e rischio salute è dato dal biomonitoraggio. Un metodo di studio che usa organismi che vengono esposti in zone inquinate e poi esaminati. Nella fattispecie ad Acerra sono stati esposti dei muschi che in breve tempo hanno rilevato la presenza di metalli pesanti nell’atmosfera, responsabili di tumori all’apparato respiratorio. Un altro studio risalente al 2009, ha utilizzato le rane. Le rane lasciate libere in diverse zone a nord di Napoli sono state testi di prova per capire le possibili mutazioni genetiche indotte dalle discariche a cielo aperto. Lo studio ha rilevato che le Rane lasciate libere nelle zone adiacenti ai depositi di rifiuti, riportavano gravi mutazioni del DNA.