SUCCEDE A TIRANA. Grazie a un piano di sterilizzazione e vaccinazione, gli animalisti sono riusciti a recuperare 10 giorni per cercare di salvare i cani randagi dai fucili di due cacciatori assoldati dal Comune.
È quanto sono riusciti a ottenere gli animalisti dal Consiglio municipale della città albanese «dopo una lunga e tesa seduta». È quanto ha raccontato all’Ansa Pezana Rexha, direttrice esecutiva dell’Associazione per la tutela dei diritti degli animali in Albania (Ara).
Il consiglio municipale della città ha deciso il rinvio dopo che nei giorni scorsi per risolvere il problema di una cinquantina di cani randagi che girano per la città , aveva deciso di impiegare due cacciatori che avrebbero potuto sparare ai cani per strada e poi bruciarne i cadaveri in cambio di 200 lek (circa un euro e 45 centesimi) a esemplare.
La Rexha ha detto che all’inizio c’è stata un’atmosfera abbastanza incandescente: «Non volevano proprio darci ascolto. Ci hanno detto che c’erano due soluzioni: o uccidere i cani o andare via noi, insieme ai cani», aggiunge Rexha, «Alla fine siamo riusciti ad ottenere la promessa che nei prossimi 10 giorni non intraprenderanno nessuna azione, mentre noi ci siamo impegnati a presentare per iscritto quello che intendiamo fare, cioè la sterilizzazione e la vaccinazione di tutti gli animali», spiega la direttrice dell’Ara, che tiene a precisare: «Abbiamo chiarito che l’uccisione dei cani va contro le leggi. Spero che in questi giorni non facciano niente, altrimenti, faremo causa in tribunale».
Contro la decisione del comune di Perrenjas si sono schierate anche associazioni animaliste non albanesi, tra cui anche quelle italiane.
L’ex ministro italiana Michela Vittoria Brambilla, rappresentante della Federazione Italiana diritti animali e ambiente,ha scritto una lettera-appello al premier albanese Sali Berisha «perchè adoperi la sua autorità » per impedire la strage annunciata a Perrenjas, ricordando a Tirana che «questo metodo scelto per lottare contro il randagismo non può essere proprio di un Paese come l’Albania, candidato all’ ingresso nell’Unione europea».
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