Celle solari a base di perovskite: una recente intuizione dei ricercatori internazionali, ma che ha già dato interessanti risultati in termini di rapporto fra costi ed efficienza. Ricercatori della Northwestern University e della Oxford University stanno cercando di risolvere un problema specifico nell’impiego della perovskite per la produzione di moduli fotovoltaici: la sostituzione del piombo con lo stagno.
I vantaggi della perovskite nella produzione di moduli fotovoltaici sono molti: i materiali che servono a produrla sono abbondantemente presenti in natura, non necessità di procedimenti costosi per la lavorazione e ha una struttura molto semplice, in grado di assorbire la luce solare.
Le celle solari a base di perovskite utilizzate finora contengono piombo: le precedenti ricerche sulla perovskite si sono concentrate su un materiale tossico e, quindi, dannoso sia per l’uomo che per l’ambiente.
Ma dalla Oxford University e, qualche giorno dopo, dalla Northwestern University, arrivano notizie incoraggianti riguardo la possibilità di sostituire il piombo con lo stagno, elementi che si trovano nello stesso gruppo sulla tavola periodica.
Cinque strati formano la nuova cella solare che, oltre ad essere decisamente più sostenibile dal punto di vista ambientale, è anche più sicura ed economica: i primi due livelli, costituiti da uno strato di vetro e uno di biossido di titanio, formano il contatto anteriore. Nel terzo strato si trova lo stagno di perovskite, il quarto è formato da un layer forato, mentre a chiudere c’è uno strato di oro, che costituisce il contatto posteriore.
Una eventuale commercializzazione futura delle nuove celle comporterebbe diversi vantaggi per il mercato del fotovoltaico: la perovskite potrebbe diventare una soluzione a basso costo, che utilizza materiali non pericolosi e adattabili a processo produttivi standardizzati.
I livelli attuali di efficienza delle celle solari a base di perovskite con piombo, attualmente, si fermano al 15-17%, mentre lo stagno tocca appena il 6%: ma entrambi i team sperano di poter raggiungere un’efficienza di conversione intorno al 20%.
Fonte greenstyle.it