I cibi ultraprocessati rappresentano una seria minaccia per l’intestino, lo stomaco e le arterie: i consigli per riconoscere questi alimenti e per individuare le alternative
E’ molto frequente imbattersi in cibi ultraprocessati quando andiamo a fare la spesa al supermercato. Anche quei cibi composti da pochissimi ingredienti, spesso vengono lavorati o trasformati con l’aggiunta di conservanti, ecco perchè non è facile riconoscerli. Un recente libro pubblicato nel Regno Unito e recensito dal Guardian, dal titolo “Ultra-Processed People” (scritto da Chris van Tulleken) ha evidenziato come gran parte di questi prodotti sono pure semplici sostanze commestibili realizzati con complessi processi industriali, ma non si può parlare affatto di cibo vero e proprio.
Il consumo di queste tipologie di alimenti espone i consumatori al rischio di sviluppare severe malattie cardiache, infarti, pressione alta e ictus. Uno degli elementi che deve indurci a pensare di trovarci di fronte a cibi ultraprocessati, è la presenza di ingredienti poco conosciuti. Se nell’etichetta leggiamo indicazioni salutistiche del tipo ‘ricco di fibre’ o ‘fonte di proteine’, la certezza di trovarci davanti ad un cibo poco salutare è totale.
Anche l’uso dell’olio di palma come materia prima è un indicatore spia che deve farci riflettere. I cibi ultraprocessati sono ricchi di additivi che solitamente non esistono nelle cucine domestiche. I cibi che abbondano di proteine della soia, del siero di latte, di glutine, di caseina, oppure ricchi di zuccheri, come il fruttosio, lo sciroppo di mais, i concentrati di succo di frutta, le maltodestrine, il destrosio, il lattosio, le fibre solubili o insolubili, sono sicuramente molto appetitosi ma non rappresentano di certo un toccasana per il nostro apparato digerente.
Oggi si tende ad utilizzare aromi, esaltatori di sapidità, coloranti, emulsionanti, edulcoranti, addensanti, gelificanti, per rendere la pietanza più attraente per gli occhi e per le nostre papille gustative. Ma bisogna sapere che questi alimenti non sono veri e propri cibi, ma solo alimenti commestibili, lavorati con processi industriali e poco salubri per le nostre arterie e per il nostro stomaco.
Evitare questo tipo di cibi “spazzatura” non vuol dire necessariamente essere sempre obbligati a cucinare. Non è detto che non possiamo sostituire questi pasti poco salubri, con arachidi, mele, carote, ma anche una bella fetta di pane con burro di arachidi o miele.
Il libro di Tulleken dà il via libera al consumo di tofù, di funghi, legumi, e alle altre fonti proteiche naturali. Anche quando andiamo in un fast food, meglio evitare panini con carne processata, magari dando preferenza a porridge, vaschette di frutta, insalate e zuppe. Se dobbiamo necessariamente mangiare fuori, meglio scegliere quei ristoranti il cui menù è molto simile a quello fatto in casa o, in alternativa, scegliere i piatti più semplici.
Spesso i cibi ultraprocessati, a causa degli esaltatori di sapidità, sono progettati per indurre consumi eccessivi o addirittura per generare dipendenza. Ecco perchè bisogna evitare assolutamente di cadere in questa trappola che può condizionare negativamente la nostra salute.