Nell’articolo si analizzano i vantaggi della coltivazione di bambù gigante in Italia. Gestione dei costi e dei potenziali profitti, vantaggi aziendali e tanto altro.
Premetto che sono un agronomo che ha lavorato molto all’estero in Africa, Medio e Cina. Sono rientrato l’autunno scorso dopo quasi due anni trascorsi in Ghana dove fra le altre cose ho svolto attività di consulenza agronomica per il Ministero dell’Agricoltura.
Mi sono occupato di diverse iniziative dalle coltivazioni di stevia, alla palma da olio, alle nuove forestazioni di bambù gigante. Compagne straniere quali Ecoplanet, un’ente britannico di venture capital etico stanno investendo svariati milioni di euro, su un’ area di 20.000 ettari nell’Ashanti in vivai e piantagioni di bambù gigante.
Ma le maggiori sorprese le ho avute qui al mio rientro in Italia: la prima che un giovane imprenditore romagnolo ha avuto l’idea di avviare coltivazioni di bambù gigante su scala industriale raggiungendo con un’abile azione di marketing , attraverso i suoi Partners Commerciali, già oltre un migliaio di ettari piantumati.
La seconda, che la maggior parte dei miei colleghi agronomi ignorano questa coltura e sono quindi scettici a proporre questa grossa opportunità ai nostri amici agricoltori che non versano certo in buone acque, se non addirittura ostili.
Ma tralasciando le ragioni per cui alcuni Fondi investono milioni di euro in queste coltivazioni, e non parliamo di dilettanti, esaminiamo i “perchè” vale la pena , per chi ha dei terreni irrigui, investire anche “solo” qualche migliaio di euro:
a cura del dott. Massimo Somaschini, Senior Agronomis & bamboo expert
Nella foto in alto, bambuseto sulle colline dell’astigiano
Nella foto centro-pagina, raccolta di bambù derivata da una piccola piantagione di bambù in Italia. Una piantagione di bambù amatoriale situata nell’hinterland milanese.