Quanti di voi ricorrono ad apparecchiature e sistemi di depurazione per l’acqua domestica?
Ve ne sono svariati di sistemi di depurazione: impianti a osmosi inversa, filtri per il cloro, addolcitori e caraffe filtranti.
Ma questi dispositivi possono contare su un quadro legislativo adeguato?
Si, grazie al Decreto del Ministero della Salute 25/2012 sulle “Disposizioni tecniche concernenti apparecchiature finalizzate al trattamento dell’acqua destinata al consumo umano”. Ora dunque, coloro che intendono acquistare impianti, sistemi e apparecchi sicuri ed efficaci, saranno tutelati da regole stringenti.
Come depurare l’acqua. Le imposizioni legislative
Gli apparecchi nuovi devono essere accompagnati da libretti di istruzioni per l’uso e la manutenzione molto chiari e precisi e non sono ammesse informazioni ingannevoli su proprietà depurative inesistenti.
Questi impianti devono assicurare per tutto il loro ciclo di vita le prestazioni dichiarate, e i riferimenti alle prestazioni devono riguardare ‘esclusivamente sostanze e/o elementi e/o parametri biologici testati sperimentalmente, ovvero essere documentati da letteratura comunemente accettata a livello internazionale’ (come le norme tecniche europee EN e linee guida OMS).
L’installazione degli apparecchi dovrà essere effettuata da imprese abilitate che dovranno rilasciare un’apposita dichiarazione di conformità.
Come depurare l’acqua. Protocollo UNI
Il protocollo delle norme tecniche per i sistemi di depurazione ad uso domestico, di derivazione comunitaria e adottate in Italia dall’UNI, l’ente per l’Unificazione, è molto rigido. Per cui si trovano norme che regolano praticamente tutto, dai sistemi filtranti agli addolcitori, dal dosaggio di prodotti chimici ai dispositivi per rimuovere i nitrati.
Un modo per tutelare sia l’installatore, che il manutentore ma soprattutto il cliente finale.
Potremmo dunque tranquillamente usufruire dell’acqua del rubinetto contribuendo in modo tangibile alla sostenibilità ambientale.