In queste ore ha tenuto tutti con il fiato sospeso una macchia di circa 400 metri comparsa sulla superficie dello specchio d’acqua a ridosso della Concordia, ma lo stesso Gabrielli, Capo della Protezione Civile e commissario per l’emergenza, si è preoccupato di spiegarne l’origine:
“Riteniamo possa essere un idrocarburo leggerissimo frutto di un lavaggio sulle zone anche interne”, ha infatti affermato. In pratica, si tratterebbe quindi di oli lubrificanti e alimentari, detergenti e materiale di varia natura che si trovava a bordo nelle cucine della Concordia. Ma perché non causi danni sono state già posizionate da tempo le ormai note panne anti inquinamento. Nel frattempo, sono partite anche le azioni di bonifica del relitto, che contiene almeno quattromila materassi, detersivi a quintali e scorte alimentari.
Ho inviato una lettera a società armatrice perchè produca entro domani il piano per il recupero dei rifiuti nello scafo, tra suppellettili e oggetti vari. La lettera, ha spiegato Gabrielli, è stata inviata anche alla Procura, perchè indichi il pool di polizia giudiziaria che dovrà sovraintendere alla individuazione del materiale che potrà essere utile alle loro attività. La Provincia di Grosseto dovrà indicare un sito, non sull’Isola del Giglio, per ospitare il materiale.
Sabato iniziano le operazioni vere e proprie da parte della Smit che porteranno all’aspirazione del carburante dai serbatoi della Costa Concordia. La società olandese dovrebbe comunque continuare le proprie ispezioni per poi decidere come procedere con la rimozione del carburante, qualcosa come 2300 tonnellate di sostanze diverse. Ed emerge un particolare trascurato dalla stampa italiana: ne dà notizia invece la Reuters in un articolo in inglese, specificando che la maggior parte di quel carburante è costituito da bunker fuel, vale a dire sostanze dense, che per essere rimosse dai serbatoi dovranno essere riscaldate o comunque rese più liquide. Insomma, a preoccupare non sarebbe quindi il gasolio che potrebbe essere apparso a chiazze nei giorni scorsi attorno al relitto della Costa Concordia.
Seguendo le dichiarazioni della società Smit che si occupa di queste operazioni, il peggio è passato. Non ci sarebbe pericolo di fuoriuscita di sostanze dai serbatoi. Ora però occorre aspirarle, sperando che la nave non scivoli ancora lungo uno scalino che la porterebbe a 88 metri di profondità.
Secondo il piano presentato, le operazioni dureranno 28 giorni, ci sarà una fase di preparazione del carburante attraverso l’attività del Pontone (una nave con attrezzature speciali che può posizionare le manichette che dal centro del relitto porteranno fuori il materiale pesante), si partirà dalla preparazione dei tubi e del carburante agendo prima sulle 13 cisterne esterne, poi si passerà a quelle interne. A quel punto si potrà mettere in pratica la cosiddetta “tecnica del tappo riscaldato”, cioè si alzerà la temperatura del materiale al momento denso per il freddo. Infine, alcune imbarcazioni ad hoc si occuperanno della raccolta.
Sul fronte interno, al Senato e alla Camera, è stato presentato un ddl per mettere fine all’incosciente pratica dell’inchino e alle incursioni delle navi da crociera auspicando che “il decreto del ministro dell’Ambiente Clini per proibire gli avvicinamenti pericolosi delle navi da crociera alle coste arrivi al piu’ presto“.
In base alla nuova legge, alle imbarcazioni sopra le 30 mila tonnellate sara’ “interdetta la navigazione entro le 5 miglia dalle aree marine protette, dai parchi nazionali, e il transito nel Canale della Giudecca e nel bacino di San Marco”, prevedendo una “sanzione di un milione di euro” all’armatore che disattende il divieto e il sequestro dell’imbarcazione.