Quando in casa un elettrodomestico si rompe all’improvviso, senza motivo e proprio poco tempo dopo la data di scadenza della garanzia, la prima cosa che viene in mente è la sfortuna; qualcuno più sospettoso potrebbe invece notare la strana coincidenza, ma finirebbe comunque per convincersi di essere perseguitato dalla mala sorte, che in qualche modo ci mette sempre lo zampino!
Adesso uno studio condotto in Germania rivela le cause di questi sospetti fenomeni di obsolescenza, attribuendone la colpa agli stessi produttori che fabbricano gli elettrodomestici in questione.
Appena scade la garanzia il frigorifero inizia a emettere strani ronzii, la lavatrice perde acqua, il ferro da stiro non si scalda più, e quando arriva il tecnico per darci assistenza, la diagnosi è quasi sempre la stessa: costa più ripararlo che comprarne uno nuovo.
Ormai è dimostrato: non si tratta di pura coincidenza, bensì di obsolescenza programmata, termine che definisce la pratica (poco etica) messa in atto dai fabbricanti di elettrodomestici allo scopo di vendere più prodotti, evitando così la saturazione del mercato.
Sebbene dimostrare questa intenzionalità dei produttori sia estremamente difficile, i beni analizzati durante lo studio hanno presentato punti deboli non casuali che hanno spinto Stefan Schridde e Christian Kreis, gli autori della ricerca, a parlare di “opalescenza pianificata”.
A rimetterci non solo l’ambiente, ma anche i consumatori. Secondo lo studio in questione, commissionato dal gruppo parlamentare tedesco dei Verdi e condotto su 20 apparecchi di diverse tipologie, l’usura pianificata costerebbe ai compratori circa 100 miliardi l’anno.
Immediata la replica dei produttori, tra cui quella di Werner Scholz, presidente dell’Associazione tedesca dei produttori di elettrodomestici (Zvei), che nega qualsiasi tipo di “usura pianificata”, sottolineando come la cosa si rivelerebbe estremamente controproducente per le aziende: “chi si ritrovasse dopo poco tempo una lavatrice inservibile – afferma Schols – come minimo ne comprerebbe una nuova di un altro marchio. Inoltre, secondo uno studio commissionato dalla Zvei, dei quasi 180 milioni di elettrodomestici presenti nelle case tedesche oltre 75 milioni hanno più di 10 anni di età.”
Ciò non toglie che fino agli anni ’70 l’aspettativa di vita di un elettrodomestico risultava essere di 20-30 anni, mentre oggi è di 10 volte inferiore. Inoltre il fenomeno dell’obsolescenza programmata in realtà è noto fin dagli inizi dello secolo scorso: nel 1924 ad esempio, i produttori di lampadine decisero di abbassarne la durata media da 2500 a 1000 ore per venderne di più; le calze di nylon DuPont, lanciate 70 anni fa, erano troppo resistenti e si smagliavano raramente, così la loro composizione fu modificata per renderle molto più fragili.
Recentemente anche Apple ha ricevuto accuse simili. Le batterie non sostituibili dell’iPod avrebbero una durata a orologeria di circa 18 mesi. Ma non è tutto. Molti elettrodomestici o prodotti più tecnologici vengono costruiti in modo che cambiare un pezzo difettoso risulti molto difficile e costoso, così il consumatore si trova costretto a comprare un prodotto nuovo, piuttosto che riparare il vecchio. È il caso, appunto, delle batterie non sostituibili, che col tempo si deteriorano e non possono essere cambiate. Come quella del MacBook Pro, incollata come altri suoi componenti, e quindi molto difficile da cambiare. Altro esempio sono le viti usate per l’iPhone 4, estremamente difficili da sostituire. In alcune lavatrici poi, le barre di riscaldamento, impossibili da sostituire a meno di non pagare un prezzo altissimo, si arrugginiscono appositamente con facilità, costringendo il proprietario ad acquistare un nuovo elettrodomestico.
Non aiuta a migliorare la posizione dei produttori la pratica, sempre più in voga, di estendere la garanzia dei beni acquistati oltre il tempo stabilito per legge, in cambio di cifre che rispetto al costo dell’elettrodomestico possono sembrare convenienti, ma che in realtà nascondono un ricatto a tutti gli effetti.