Euro 2012: ai cacciatori di cani più bravi, il Governo Ucraino ha offerto i biglietti gratuiti della finale degli europei


L’Italia passa ai quarti di finale e i cani randagi uccisi in Ucraina per pulire le strade in vista degli Euro 2012?

Sembra che il problema sia scomparso, anche se in realtà lo sterminio continua. E’ sempre così, quando il pallone comincia a girare, gli italiani si fermano, l’Italia è passata ai quarti di finale, è passata tra i titoli principali nei telegiornali, mettendo in secondo piano anche la crisi economica.

I cani randagi d’Ucraina sono stati dimenticati e così tutte le smorfie di sdegno al riguardo che si era avute nei mesi precedenti agli europei di calcio. Tra queste anche quelle dei rappresentanti del calcio italiano.

Sulla questione strage di cani randagi, al momento, sembra essere arrivato il silenzio: non su internet e sui social network, dove continuano le proteste degli animalisti, ma solo in parte in Ucraina, dove all’annuncio (di comodo) della condanna a quattro anni di reclusione di un noto cacciatore di cani, segue la notizia della possibilità di impugnare la sentenza.

La denuncia arriva ancora una volta dal fotoreporter Andrea Cisternino che segue gli incresciosi fatti sin dall’inizio e cha ha avvertito anche di un inquietante voce: ai cacciatori di cani più bravi (ovvero a coloro che ne uccideranno il maggior numero), saranno offerti i biglietti gratuiti della finale degli Euro 2012.
Eppure le autorità smentiscono tutto, nonostante esistano documenti cartacei specifici e noti dell’incarico da parte del ministero dell’ambiente ucraino affidato a tali killer.

Ma non scarichiamo le responsabilità altrui se già abbiamo organizzato la serata per vedere la partita! Segnaliamo piuttosto l’importante “protesta” in questo senso del titolare del locale “ExRoma” un bar di Diano Marina, in Liguria, Roberto Manduca che non sta trasmettendo le partite degli europei nel suo locale, comprese quelle della nostra nazionale.

Un atto coraggioso in tempo di crisi economica. Un modo per far parlare ancora di questo silenzioso massacro di cui si è “detto” e soprattutto fatto, ben poco.

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