La forza bruta della natura ha messo in ginocchio le Filippine: il tifone Haiyan ha colpito il paese con raffiche dalla velocità di 378 km/h. Il tifone è riuscito a lacerare interi edifici e lunedì mattina ha trasformato ha trasformato il paese in un campo di battaglia. La tempesta ha fatto vittime anche in Cina e nel Vietnam.
Le Filippine sono un gruppo di oltre 7.100 isole, non sono rari cicloni tropicali, il tifone Haiyan (localmente chiamato Yolanda) è stato il 24esimo di questo anno. Secondo Amalie Obusan, attivista di Greenpeace che segue da anni il caso del clima nelle Filippine, “ogni anno, il nuovo super tifone è sempre molto più forte rispetto a quello dell’anno precedente.”
Nella capitale provinciale Tacloban, forse la città più colpita, si legge disperazione sui volti dei sopravvissuti. Il tifone Haiyan ha lasciato sulla sua scia fino a 10.000 morti, anche se il bilancio provvisorio delle vittime rilasciato dalle autorità è di “sole” 2.500. Numero destinato a salire dato che mancano all’appello ancora 29 municipalità. Lynette Lim di Save the Children ha stimato che su cinque cadaveri, due erano bambini.
Attualmente i soccorsi dovrebbero allestire una corretta gestione dei campi per i sopravvissuti così da limitare, per quanto possibile, i danni della malnutrizione, delle epidemie e degli atti di sciacallaggio. La testimonianza di Lin continua: nel palazzetto dello sport di Tacloban, noto come Astrodome, alloggiano circa 15.000 sopravvissuti e qui “le condizioni sono terribili, le persone gettano rifiuti ovunque, non ci sono servizi igienici portatili così anche i bambini defecano all’aperto”.
“Non c’è cibo, non c’è acqua. Le condizioni sono difficilissime sia per gli operatori umanitari e ancora di più per i sopravvissuti”.
“E’ un vero incubo”, ha affermato Ian Wishart, CEO di Plan International Australia che spiega: il mondo deve ancora intravedere la reale entità del danno arrecato dal tifone Yolanda. “E’ una corsa giorno per giorno, un ottovolate emotivo”. Per il recupero, le Filippine dovranno attendere due o tre anni.
Come se non bastasse la catastrofe naturale, lo sciacallaggio è molto diffuso. Un carico della Croce Rossa, destinato al supporto di 25.000 famiglie, è stato attaccato dagli sciacalli a Leyte. Richard Gordon, responsabile Croce Rossa Filippine, è allibito perché sembra che legge e ordine non esistano.
Non ci sono punti di controllo, posti di blocco… non è stato istituito neanche un coprifuoco. Il quadro completo emergerà solo nei prossimi giorni e così bisognerà aspettare per un piano completo di emergenza. “Questi primi giorni di disastro sono più che caotici. Ora dopo ora la situazione sta peggiorando”.
“I corpi si accumulano, i servizi funebri non funzionano perché gli stessi operai sono vittime della tempesta. Così i corpi sono allineati per le strade, coperti da lenzuola”.
Il Governo filippine sostiene che la colpa è dei cambiamenti climatici. “Non possiamo restare inermi a osservare la situazione di stallo internazionale sulle politiche climatiche. E’ arrivato il momento di agire”. E’ ciò che ha affermato il portavoce delle Filippine Yeb Sano. I leader mondiali dovrebbero prendere coscienza che ogni loro decisione ha un forte impatto climatico. “Le acque a Nord del Pacifico sono più calde, fattore che potrebbe incrementare la forza dei tifoni”. Secondo ciò che è emerso da una conferenza ONU, i disastri naturali come tifoni, tempeste, tsunami… sarebbero da imputare ai cambiamenti climatici.
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