La partnership tra Enea e Centria creerà le basi per la nuova sperimentazione che si effettuerà in un laboratorio aretino
Grazie alla nuova partnership siglata da ENEA e Centria, società di distribuzione del Gruppo Estra, presto prenderà vita un nuovo progetto che coinvolgerà l’infrastruttura ubicata ad Arezzo a Campo Prove di Centria, con cui si procederà a nuove sperimentazioni nell’ambito del “blending” dell’idrogeno nella rete di distribuzione dl metano. Il laboratorio dove il progetto prenderà forma è attualmente adibito al monitoraggio periodico del grado di odorizzazione dell’infrastruttura di distribuzione.
Per questa ragione, Enea ha deciso di optare per questo laboratorio anche in ragione delle caratteristiche che lo contraddistinguono, soprattutto per la replicabilità delle diverse tipologie di reti e apparati, nonché per i protocolli di sicurezza certosini dall’altissimo grado di affidabilità. Proprio in questo laboratorio verranno sperimentate le promettenti nuove miscele H2-CH4 con differenti rapporti.
Si tratta di un progetto non del tutto inedito per il nostro paese. Già nella primavera del 2019 fu Snam, uno dei grandi colossi dell’industria del gas a livello mondiale, ad introdurre nella propria rete di trasporto una miscela contenente il 5% di idrogeno insieme a gas naturale. Un test che non era mai stato svolto in precedenza in Europa e che ha visto coinvolto un laboratorio in provincia di Salerno.
Si procedette fornendo H2NG per un mese ad un pastificio e un’azienda di imbottigliamento di acque minerali ubicate proprio nella provincia salernitana. A questi test seguirono nuove sperimentazioni che furono effettuate nel 2022 a Castelfranco Emilia (MO), dove Hera impiegò l’idrogeno in una rete di distribuzione gas cittadina. Secondo gli scienziati questi test devono essere effettuati tenendo sempre presente i limiti e le eventuali soglie da rispettare. Il vettore H2, infatti, non può essere immesso nella rete del metano sopra determinate soglie che rappresentano non più del 5-10% del volume.
Se la concentrazione dovesse essere superiore, si potrebbero avere modifiche sostanziali alle infrastrutture di trasmissione e agli impianti dei consumatori finali. L’aumento delle percentuali di “blending” può essere effettuato solo tenendo in considerazione alcuni aspetti chimici che riguardano i due gas. L’idrogeno ha proprietà fisiche e chimiche abbastanza differenti rispetto al gas naturale.
La sua pressione di esercizio è decisamente più elevata per fornire la stessa quantità di energia del CH4. Non si devono nemmeno trascurare le modeste dimensioni molecolari dell’idrogeno che lo rendono suscettibile anche di poter permeare i i materiali e le guarnizioni delle tubature con esiti che potrebbero essere molto pericolosi per gli utenti. Grazie al progetto Enea – Centria, coadiuvato anche dall’Università di Firenze, si darà una grossa spinta alla sperimentazione nazionale.
Una proficua collaborazione che “consentirà di fornire le risposte sui pericoli connessi al trasporto e all’uso dell’idrogeno, al fine di assicurarne la corretta gestione, prevenendo i rischi connessi e supportando la definizione di nuovi standard normativi”, come ha avuto modo di spiegare Giulia Monteleone, direttrice del Dipartimento ENEA di Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili. Si procederà con una sperimentazione con percentuali di idrogeno del 2% che progressivamente salirà fino al 10% per poi aumentare ancora in una fase successiva. In questo modo si potrà testare senza rischi la capacità e l’affidabilità della rete di distribuzione.