Molte regioni italiane sono nella morsa degli incendi. Se da una parte c’è chi accusa la drammatica ondata di caldo che da diversi mesi ha avvolto il Belpaese e dall’altri chi punta il dito contro l’uomo come causa per gli incendi dolosi.
Di certo la stagione arida, con siccità e temperature record non agevola la situazione. Lasciando ampio spazio al tema dei cambiamenti climatici. Per cui gli esperti avvertono che la frequenza e l’intensità degli incendi sono certamente da correlare con questo fenomeno dei cambiamenti climatici.
A questo si aggiunge un altro drammatico scenario emerso da uno studio condotto dall’Università di Milano-Bicocca, guidato dall’ecologa Sara Villa, sull’impatto degli incendi sull’inquinamento atmosferico ma anche marcino.
Il team di ricercatori hanno infatti elaborato un modello matematico-statistico con il quale correlare il ruolo degli incendi alla contaminazione dei sedimenti del Mar Mediterraneo.
“Con i nostri indici abbiamo notato che l’origine della contaminazione era molto spesso legata a combustione di biomasse naturali, ci siamo chiesti, quindi, che impatto avessero gli incendi sulla qualità dell’ambiente acquatico”. Sottolinea la ricercatrice, spiegando che dallo studio è stato “constatato che all’aumentare degli incendi, aumenta la contaminazione dei sedimenti marini con un tempo di risposta di tre anni circa”.
Lo studio intitolato “Spatial and temporal trends in the ecological risk posed by polycyclic aromatic hydrocarbons in Mediterranean Sea sediments using large-scale monitoring data” ha preso in considerazione diversi fattori.
E’ stato ricostruito l’andamento spaziale e temporale del rischio rappresentato da sedici diversi idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) per le comunità bentoniche. Gli organismi bentonici sono presenti nei fondali marini e hanno un ruolo fondamentale per gli ecosistemi acquatici.
Lo stato di salute di questi organismi è un indicatore della qualità dell’ambiente marino. Sono inoltre fonte di cibo per altri animali. Per questo qualsiasi contaminante assimilato dai sedimenti da questi organismi si ripercuote sull’intera catena trofica.
Quello che hanno individuato i ricercatori è che gli Ipa presenti nei sedimenti marini del mediterraneo “provengono principalmente da fonti antropiche a causa della combustione incompleta di carbone, legna o benzina o da processi industriali”.
Ma non solo. Possono anche provenire da cause naturali come gli incendi o le eruzioni vulcaniche.
Inoltre, le sostanze contaminanti possono percorre grandi distanze e inquinare l’ambiente acquatico anche attraverso un percorso atmosferico.
Ecco perché, la Villa ha voluto ricordare quanto sia importante applicare le”strategie di prevenzione degli incendi boschivi adottate dall’Europa e dal nostro Paese” anche “per la protezione del Mar Mediterraneo”.