Un report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente ha confermato il grave ritardo dell’Ue nella realizzazione dei 28 obiettivi prefissati
Gli obiettivi prefissati entro il 2030 dall’Ue per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente sono ben lungi dall’essere realizzati. Stiamo parlando dei 28 obiettivi finalizzati a migliorare l’ambiente, un piano strategico organico che nelle previsioni dell’Ue avrebbe dovuto essere realizzato entro il 2030 ma che finora sta procedendo a rilento.
A confermarlo è stata una relazione effettuata dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (European Environment Agency, Aea), pubblicata poco prima della fine del 2023, che ha evidenziato come l’incertezza regni sovrana e come i governi stiano agendo con il freno a mano tirato anche per via di molte resistenze interne. Nelle intenzioni dell’Ue questo piano avrebbe dovuto invertire la rotta dell’autodistruzione.
Gli obiettivi a rischio fallimento
Un progetto sicuramente molto ambizioso, il cui percorso verso il traguardo è stato condito da molte perplessità, anche per via della pandemia che avrebbe, secondo i relatori, alterato i piani e rallentato il percorso a tappe. Nel report vengono analizzati con dovizia di particolari i vari punti e classificati in base a determinati indicatori.
Quasi nessuno dei punto per realizzare un ambiente migliore e più sicuro sono stati portati a termine. Questa è l’amara conclusione della relazione stilata dall’Agenzia Europea per l’Ambiente.
Il report parla esplicitamente di due obiettivi primari e cioè la “Mitigazione del cambiamento climatico” e la “rimozione netta di gas serra da parte dei pozzi di assorbimento del carbonio”, che sono stati classificati dai relatori rispettivamente come “probabile ma incerto” e “improbabile ma incerto”.
Non va meglio per quanto concerne gli obiettivi protesi a ridurre le perdite economiche derivanti dal cambiamento climatico, anche questi classificati come “improbabili ma incerti”. Stenta a decollare anche l’obiettivo che riguarda la protezione di aree terrestri, aree marine, uccelli comuni e ecosistemi forestali, che entro il 2023 doveva essere completato al 30% e che invece sembra procedere con gravissimo ritardo. L’unica nota lieta riguarda l’obiettivo dedicato alla riduzione delle morti per inquinamento, che secondo il report, potrebbe raggiungere l’obiettivo sperato entro la data prefissata
Il punto che invece ha fatto registrare i ritardi più preoccupanti è stato quello riservato alle “Pressioni ambientali e climatiche legate alla produzione e al consumo dell’Ue” dedicato nello specifico alla riduzione dei consumi di energia primaria, il raddoppio di uso di materiali circolari e l’aumento del 25% delle superfici agricole biologiche. Per questo obiettivo il ritardo sembra essere addirittura proibitivo e quindi, con ogni probabilità, non potrà essere centrato entro il 2030.
Il fallimento del piano sulle energie rinnovabili
Ostacoli importanti sono stati ravvisati anche per altri due obiettivi cruciali che riguardano l’utilizzo delle energie rinnovabili e l’uso da parte dei cittadini dei mezzi di trasporto pubblici, anche questi classificati come “improbabili ma incerti”.
Un quadro a tinte fosche quello che emerge dal report e che non lascia adito a speranze. L’obiettivo di trasformare completamente una società, era apparso da subito molto pretenzioso anche perchè, in tanti passaggi, questo piano strategico tende ad entrare in collisione con gli interessi delle grandi compagnie petrolifere e di altri colossi finanziari legati al commercio di alimenti.