Virus e batteri potrebbero consentire agli oceani di intrappolare più efficacemente il carbonio, migliorando la situazione climatica
Il global warming ormai è una dura e preoccupante realtà. Molti scienziati si stanno adoperando per studiare soluzioni ad hoc per fronteggiare la minaccia dei cambiamenti climatici. Sono tante le università e i centri sperimentali che stanno mettendo a punto nuove tecnologie per contrastare gli effetti devastanti dell’aumento delle temperature, le cui conseguenze sono state molto evidenti anche durante questo inverno.
Una delle proposte attualmente allo studio si basa sull’utilizzo di alcuni virus e batteri, in grado di “hackerare” il ciclo climatico che sta mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza del nostro pianeta. Si è scoperto che questi microorganismi spesso associati a malattie o infezioni, possono risultare anche molto utili per aiutare l’uomo nella lotta contro le minacce ambientali.
Come funziona la nuova tecnologia
A spiegare questa tecnologia è stato l’esperto Matthew Sullivan, uno studioso che da tempo è considerato un punto di riferimento in questo particolare campo di ricerca. In una intervista pubblicata da “Futurism”, Sullivan ha spiegato che “gli oceani assorbono naturalmente carbonio e il loro lavoro ci protegge dal cambiamento climatico. Per quanto la CO2 venga assorbita dal mare sotto forma di gas, sono i batteri a convertirla in carbonio organico, che finisce nei sedimenti.”.
Il noto ricercatore ha illustrato la propria scoperta nel corso dell’ultima convention dell’American Association for the Advancement of Science. Il carbonio, rimanendo imprigionato all’interno dei sedimenti oceanici, non sarebbe più in condizione di ritornare in acqua o nell’atmosfera. Questa dinamica rappresenterebbe un toccasana per il clima e per contrastare gli effetti serra. Per questa ragione gli studiosi stanno studiando nuovi ceppi di batteri e innovativi geni che potrebbero incentivare i batteri oceanici ad assorbire più carbonio.
Per fare tutto ciò, i ricercatori si stanno avvalendo anche delle nuove tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale, attraverso la quale potrebbe essere più facile selezionare i geni più promettenti, all’interno della lista dei genomi sequenziati. Una volta di più, l’IA ha dimostrato di poter coadiuvare l’uomo nella ricerca di soluzioni ai problemi legati all’ambiente, ma non solo. Alcuni mesi fa, infatti, si è scoperto che grazie all’IA, un gruppo di scienziati è riuscito a identificare un nuovo antibiotico in sole due ore per combattere un patogeno altamente resistente.
Oltre ai batteri, anche alcuni virus sono stati individuati per favorire l’intrappolamento del carbonio in fondo agli oceani. Addirittura ne sarebbero stati individuati ben 128. Il progetto ideato da Sullivan prevede una diffusione capillare di queste colonie batteriche al fine di migliorare l’efficienza degli oceani nel catturare il carbonio. Una sorta di “bio hacking” che non convince del tutto una parte di scienziati.
Le soluzioni per tranquillizzare gli scettici
Per rassicurare gli scettici, gli ideatori di questa tecnologia hanno promesso di monitorare questo processo in maniera capillare al fine di prevenire o individuare eventuali effetti collaterali o inattesi, mediante l’impiego di complessi programmi statistici, che ne determinano i limiti da non oltrepassare. In questo modo si proverà a prevenire una incontrollata proliferazione di queste cellule chimeriche nelle acque degli oceani.