E’ vero che “non si è mai troppo belli e troppo intelligenti”? Per molto tempo si è ritenuto che le persone dotate di queste due qualità non solo fossero “evoluzionisticamente benedette”, ma anche facilmente felici e di successo. Tendenzialmente per queste persone può essere più semplice trovare il partner, avere lavori più proficui e godere di una alta autostima. Tuttavia, studi recenti hanno sorprendentemente evidenziato come possano esserci anche sostanziali fastidi nell’essere “troppo belli”, “troppo intelligenti” o entrambi “troppo”.
Partiamo dall’INTELLIGENZA. Iniziamo con questa domanda: qualcuno può essere “troppo intelligente”?
Per decenni, la psicologia ha definito l’intelligenza come l’abilità che permette al soggetto di adattarsi a situazioni nuove. Verso la metà degli anni ’80, varie ricerche sono andate ad indagare se l’intelligenza fosse un fattore generale oppure fosse composta da molteplici abilità operanti secondo schemi diversi.
Sternberg ha proposto la Teoria triarchica dell’intelligenza, che include un ampio range di abilità e capacità. Secondo questa teoria, l’intelligenza sarebbe composta da tre aspetti: A) intelligenza analitica, cioè meccanismi ed abilità mentali che le persone usano per acquisire nuove conoscenze, pianificare ed eseguire compiti in modo efficace; B) intelligenza esperienziale, caratterizzata da intuizione, adattabilità, creatività, efficienza e velocità nel processare le informazioni insolite e nuove partendo da esperienze già vissute; C) intelligenza contestuale, che ha a che fare con la comprensione dell’ambiente e di cosa occorra fare nel qui e ora.
Gardner nel 1983 propone la teoria delle Intelligenze Multiple, asserendo che l’intelligenza consiste in numerose abilità separate, ognuna delle quali è relativamente indipendente dalle altre: l’essere particolarmente dotato in un’area non influisce sulle altre. In particolare, Gardner individua ben 10 modelli di intelligenza fra loro distinti: linguistica, musicale, logico-matematica, spaziale, corporea-cinestetica, intrapersonale, interpersonale, naturalistica, etica, filosofica. Esistono dunque differenti tipologie di persone intelligenti: non esistono solo illustri scienziati (intelligenza logico-matematica), ma anche scrittori (intelligenza linguistica), musicisti (intelligenza musicale), sportivi (intelligenza corporea).
Nel 1990 i Professori Salovey e Mayer per la prima volta introducono il concetto di Intelligenza Emotiva. Essa è definita come “la capacità di cogliere le emozioni proprie ed altrui, di distinguerle e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni” ed è composta da tre meccanismi principali: 1) valutazione ed espressione delle emozioni; 2) regolazione delle emozioni; 3) utilizzo delle emozioni.
A questo proposito, recenti ricerche hanno osservato che bambini che ottenevano punteggi elevati in test di intelligenza emotiva, una volta al college mostravano risultati migliori rispetto a bambini che invece avevano ottenuto punteggi alti a test di intelligenza classici.
Ritorniamo alla domanda di partenza: è possibile essere “troppo intelligenti”? Come abbiamo appena detto, ci sono moltissimi tipi di intelligenza ed è praticamente impossibile essere intelligenti in tutti questi domini. Ipotizzando di avere la possibilità di scegliere quale aree sviluppare, forse sarebbe più indicato coltivare l’intelligenza interpersonale (sensibilità nel cogliere gli stati affettivi dell’altro e agire di conseguenza) e l’intelligenza intrapersonale (capacità di introspezione), in quanto recenti ricerche hanno mostrato che questi due tipi di intelligenza permettono di ottenere molte più soddisfazioni nella vita, sia in ambito professionale sia in ambito personale-relazionale. Dunque è molto difficile essere “troppo intelligenti”. Comunque, cosa succede alle persone che puntano tutto sull’intelligenza?
Quando l’intelligenza diventa il nucleo centrale dell’identità di una persona, è possibile cadere vittima della credenza che si possa fare tutto quello che si vuole. Come risultato, si può rimanere invischiati nel bisogno di dimostrare a se stessi e agli altri, in virtù della propria intelligenza, di essere in grado di realizzare qualsiasi progetto, privilegiando soprattutto quelli complessi e difficili. In questo contesto, se per qualsiasi motivo si è ostacolati nel raggiungimento dell’obiettivo prefissato (come è fisiologico e naturale che sia) ecco che “il mondo rischia di caderci addosso”.
Un altro rischio che si corre quando si punta solo ad essere intelligenti è di ostentare le proprie capacità cognitive finendo per risultare agli occhi degli altri non stimolanti, ma solamente supponenti. Essere “troppo intelligenti” può dunque avere i suoi inconvenienti.
E riguardo alla BELLEZZA? In una società che dà molta importanza alla bellezza e all’apparenza, cosa succede alle persone “troppo belle”?
Gli psicologi svedesi Rohner e Rasmussen hanno condotto uno studio nel 2012 volto a rispondere proprio a questa domanda, andando ad indagare quello che hanno definito lo “stereotipo dell’attrazione fisica”.
Questo stereotipo si riferisce alla tendenza generale della gente ad attribuire a persone esteticamente belle (secondo i canoni di bellezza greca) particolari caratteristiche psicologiche. I ricercatori hanno osservato che è frequente associare ai soggetti belli anche tratti positivi del carattere come la gentilezza, l’estroversione, la determinazione a raggiungere successo.
Lo studio è stato condotto all’interno di un hotel sulle coste della Slovenia e i ricercatori hanno osservato il comportamento di 113 impiegati. Come da loro ipotizzato, il personale dell’albergo percepiva le persone più belle come più gentili ed educate, ma anche più richiedenti, esigenti e più propense a spendere.
Questo ha permesso ai ricercatori di identificare un aspetto negativo dell’essere belli, in particolare nelle situazioni in cui si necessita aiuto: se siete particolarmente belli, non sempre le persone sono disposte ad aiutarvi perché temono la richiesta che andrete a fare loro, cioè che sarete troppo esigenti.
Una spiegazione del perché “i belli” siano così richiedenti risiede nel loro desiderio di ricevere trattamenti speciali. Solitamente la loro tipica mossa è sfoderare un sorriso smagliante e attendere che gli altri facciano tutto quello di cui necessitano. Ovviamente, se in questo modo hanno sempre ottenuto ciò che volevano, continueranno ad aspettarsi di riceverlo.
In sintesi, il problema principale di essere “troppo belli”, o “troppo intelligenti”, o entrambi, risiede nella formazione della propria identità. Più ci si definisce SOLTANTO con queste qualità, più sarà difficile accettare e vivere serenamente “cadute naturali” circa il proprio aspetto o la propria prestanza intellettuale, contro le quali non ci sono rimedi.
Il rischio maggiore è proprio quello di sentirsi smarriti. Pensiamo, per esempio, al tempo che passa e alle persone che invecchiano. Diventando anziani, la bellezza sfortunatamente svanisce e anche le abilità cognitive, un po’ più resistenti al tempo, prima o poi perdono la loro brillantezza.
Quindi, non puntate tutto ed esclusivamente sulla bellezza e sull’intelligenza. Ci sono molte altre qualità, anche se più ordinarie, sulle quali costruire la propria identità, come ad esempio essere un bravo genitore, un amico fidato e simpatico, una persona onesta.