Secondo uno studio del Gruppo di lavoro sul Biodiesel, del Dipartimento di Fisica, dell’Università del New Hampshire (Usa), il biocarburante derivante dalle alghe rappresenta la nuova frontiera nel campo dell’energia rinnovabile.
La scelta delle alghe, come vettore di produzione dell’olio, è dovuta alla resa oleica, che si ipotizza sia in grado di produrre 30 volte più energia di qualsiasi altra fonte bioenergetica, come mais, colza ecc.
Servendosi di un semplice impianto di coltivazione di microalghe in acqua, secondo questo studio, sembra sia possibile ottenere produzione di olio per biocarburanti, produzione di fertilizzanti naturali, trattamento per le acque inquinate.
Alla luce di questi vantaggi, molte start up (aziende appena costituite, nelle quali vi sono ancora processi organizzativi in corso) si riforniscono sempre più di questo particolare biocarburante.
Anche, la U.S. Navy, la Marina Militare Americana, ha deciso di rifornirsi di 150 mila galloni (il gallone è una unità di misura per liquidi e per aridi, in uso nei paesi anglosassoni) di olio combustibile derivante dalle alghe. La decisione di passare all’uso di un biocombustibile è derivata dalla necessità di contribuire al miglioramento delle condizioni del pianeta, poiché proprio il trasporto di carburante, assieme ad altre fonti di energia, nelle zone dove sono presenti i militari americani, rappresenta uno dei costi più elevati sostenuto dal Ministero della Difesa.
di Fabrizia Coda
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