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Italia, disastri ambientali nell’oblio mediatico

Pubblicato da
Brigida Ambrosio

disastri ambientali

Ciò che non ci dice la TV:
L’Italia è stata più volte ammonita dall’UE ed è stata condannata dalla Corte europea per aver violato i diritti fondamentali dell’uomo. A fine gennaio in molte delle città italiane si era già superato il limite massimo di emissioni nocive e se l’inquinamento atmosferico non dovesse bastare c’è anche quello delle acque e del suolo che mette a rischio l’intero sistema agroalimentare della nazione.

I casi che riguardano lo stivale sono tanti, non si parla solo di alto rischio ambientale, purtroppo siamo vittime di veri e propri disastri ambientali finiti nell’oblio mediatico. La zona industrializzata di Venzia presenta un alto rischio ambientale perché il sito è leader nello stoccaggio di sostanze pericolose con oltre un milione di tonnellate di materia. Nel bresciano il rischio ambientale del 1983 si è trasformato in una tragedia che ancora oggi miete vittime: la Repubblica di Brescia ha presentato una denuncia di disastro ambientale perché il territorio è stato contaminato con tonnellate di PCB (policlorobifileni), una classe di composti organici altamente inquinanti la cui tossicità è paragonabile alla diossina. A Cremona nei primi 14 giorni del 2013 gli sforamenti dei livelli delle polveri sottili sono stati 13! Il problema delle polveri sottili riguarda la gran parte delle città italiane.

E mentre le regioni del Lazio, Lombardia e Toscana combattono l’incubo dell’acqua all’arsenico, nella provincia di Pescara si lotta contro decine di sostanze che contaminano terreni e falde acquifere:

“Un disastro ambientale di enorme entità, terreni e falde contaminate da decine di sostanze con valori migliaia di volte oltre i limiti di legge; come se non bastasse, accertata anche la presenza della diossina”. Le dichiarazioni del WWF sono partite lo scorso 29 aprile insieme ai dati dei monitoraggi sulla contaminazione del sito di Bussi in Provincia di Pescara. La notizia più sconcertante è che alcuni contaminanti continuano a fuoriscire dall’area!

L’ISPRA, per conto dell’Avvocatura dello Stato, ha stimato un danno ambientale di 8,5 miliardi di euro e una contaminazione di circa 2 milioni di mc di terreni, oltre a quella relativa all’acqua di falda. Per decenni è stata immessa nella rete acquedottistica acqua contaminata dai Pozzi S. Angelo, posti immediatamente a valle del sito di Bussi, ora fortunatamente chiusi. Purtroppo nella Provincia di Pescara manca un registro di tumori quindi non sono state possibili indagini epidemiologiche approfondite ma le sostanze immesse nei terreni che hanno raggiunto le falde sono cancerogene e altamente nocive per l’uomo e l’ambiente.

Eppure esistono esempi magnifici di siti riportati alla vita, come è accaduto in Germania nella Rurh dove in poco più di 10 anni, chiamando le migliori menti del Paese e stanziando adeguate risorse, decine di siti inquinati sono diventati parchi e aree di richiamo turistico (parchi a tema; percorsi; musei).

Perché tali bonifiche non avvengono in Italia e soprattutto, perché in tv non si parla mai dei disastri ambientali che avvengono appena fuori la porta di casa?