Osservate la vostra famiglia ed immaginate di essere un animale, ad esempio un cane lupo. Sei bello, vivace, affettuoso, protettivo e sopratutto un gran mangione! Vivi con questa famiglia da quando eri un cucciolo e non ricordi bene come ci sei finito li, ma sai benissimo che è stato amore a prima vista; ti sei innamorato di tuo papà , di tua mamma e del loro cucciolo che ai tempi aveva appena 4 anni e tutt’ora ritieni un fratello maggiore.
Sono passati anni da quando eri piccolo e goffo, i tempi sono cambiati, prima vivevate tutti in una grande casa con un bellissimo parco, ora siete rinchiusi in un piccolo appartamento in città . E da quando vi siete trasferiti in questo posto non ti senti più a tuo agio e senti che l’affetto che prima dimostravano i tuoi genitori umani è man mano cambiato, adesso puoi fare i tuoi bisogni solo due volte al giorno, soltanto in certi posti, in certi momenti e se sbagli ti urlano dietro e a volte ti picchiano… non sei più tanto felice, ma ciò che conta è continuare a vivere con loro che al di là di tutto sono sempre la tua Famiglia.
Un giorno ti svegli e trovi tutti i componenti della casa intenti a riempire grandi valige di ogni tipo di cosa buffa: teli, occhiali, pinne, creme di ogni genere, decine di vestiti, fotocamere.. Non è la prima volta che lo fanno: Evviva si va in vacanza! Tu scodinzoli felice e salti di impazienza, ma nessuno ti considera, sono troppo occupati a controllare sia tutto pronto per partire. Ti legano il tuo collare al collo e ti fanno salire nel baule dell’auto in mezzo a borse e borsette. Partenza!
Il viaggio è un po’ particolare, hai una strana sensazione, ma non capisci cosa stia succedendo, eppure non ti piace. Passano appena tre ore e tuo papà che è alla guida, si accosta e ti fa scendere; ti guarda negli occhi come se ti salutasse per l’ultima volta e come se fossi quasi invisibile lega il tuo guinzaglio ad un palo, si gira e sale di corsa in auto.
Sei confuso. Perchè mai mi ha legato in questo posto brutto dove non c’è nessuno?
Abbai forte forte, pensi che magari per sbaglio si sono dimenticati di te, ma non serve a farli tornare; la tua confusione diventa in un’attimo paura ed angoscia. Abbai, abbai, mordi la corda che ti blocca a questo maledetto palo, ma non funziona.
Fa caldo, hai sete e dalla stanchezza ti addormenti per qualche ora… Ti sveglia un forte rumore, pensi che sia stato tutto un grande sbaglio e la tua famiglia ti sia venuta a riprendere, ma non è così. Una coppia di ragazzi si è parcheggiata per fare una sosta, così tu attiri la loro attenzione abbaiando più che puoi.
Finalmente mi hanno visto, pensi! Si avvicinano e ti osservano da lontano, capiscono immediatamente che fai parte dei centinaia di poveri animali abbandonati ogni anno in occasione delle ferie, così impietositi avvisano le forze dell’ordine e nel mentre ti offrono un po’ di acqua e cibo.
Arriva dopo poco un furgone bianco, dal quale scende un omino piccolo e tozzo con in mano uno strano bastone. Si avvicina e ti lega una corda di nylon intorno al collo e ti spinge fin dentro una gabbia che nascondeva nel retro del mezzo.
Tu sei letteralmente scioccato, non ti spieghi niente di tutto ciò, sei nel panico più totale…
Improvvisamente si riaprono le porte del furgone, senti da lontano altri cani abbaiare e lanciarsi scatenati contro alcune recinzioni che li trattenevano. Vieni condotto in un’area chiusa da quattro grandi mura, all’interno vi sono altri tre piccoli cagnolini e uno in in particolare ti colpisce perchè è molto magro e ti sembra in fin di vita. In quel carcere i giorni non passavano, e di quei giorni ne sono passati veramente tanti.
La routine è sempre la stessa: si mangia un pasto al giorno, nel tardo pomeriggio si corre e si gioca insieme per qualche ora in un piccolo prato di fianco alle gabbie, qualche volta a settimana alcune famiglie vengono con i piccoli cuccioli d’uomo a vederci ma molto spesso se ne vanno via disgustati, gli unici di noi che escono dalla galera sono generalmente i piccoli cuccioli, quelli più teneri, ma un paio di volte li ho visti ritornare dopo pochi mesi.
Quello che ci innervosisce di più è una stanza situata in fondo alla struttura, molti nostri amici ci sono entrati e non ne sono mai più usciti e tutti noi siamo convinti che li siano stati uccisi nei modi più brutali; da quella stanza abbiamo sentito urla che non avremmo mai pensato di poter fare, infatti dell’uomo con il camice bianco non si fida nessuno, sappiamo tutti che se si avvicina è un brutto segno…
La mia famiglia?
Sogno ancora oggi il mio fratellone che mi tirava il mio fresbee preferito, e le pappe della mia mamma umana… mmm… quanto erano buone! No, da quel brutto giorno non ho più rivisto nessuno…