Le api stanno morendo e inviano un chiaro messaggio a noi essere umani: l’uso dei pesticidi miete vittime e va limitato subito. La maggior parte di pesticidi usati sulle nostre terre e sul nostro cibo è classificato come “altamente tossico” per la salute dell’uomo e per l’ambiente.
Nel giro di 48 ore dai primi sintomi di malattia, sono morte decine di migliaia di api: l’apicoltore Aldo Machado ha ritrovato i loro corpi ammucchiati fuori e dentro l’alveare. Circa mezzo miliardo di api sono morte solo a Sud del Brasile, molti apicoltori hanno chiuso i battenti.
Tra dicembre 2018 e febbraio 2019 oltre 500 milioni di api (Apis mellifera) sono infatti state trovate morte da apicoltori in quattro stati del Brasile. Questo tragico scenario non si sta verificando solo in Brasile, anche qui in Italia l’epidemia si sta facendo sentire da inizio anno.
“La morte di tutte queste api è un segno del fatto che siamo stati avvelenati”, ha dichiarato Carlos Alberto Bastos, presidente dell’Associazione apicoltori del Distretto Federale del Brasile.
Il consumo di pesticidi in Brasile è aumentato del 770% dal 1990 al 2016, secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
La maggior parte delle api morte mostrava tracce di Fipronil, un pesticida vietato nell’Unione europea e classificato come possibile cancerogeno per l’uomo dalla US Environmental Protection Agency.
Api morte in Italia
Le api muoiono e rischiano letteralmente di scomparire da alcune regioni d’Italia. La Liguria lancia l’allarme e chiede allo stato la calamità naturale.
I problemi in Liguria non riguardano i pesticidi ma la presenza di un killer importato dall’Asia, la vespa velutina o calabrone Asiatico. La vespa velutina, in Italia, non ha predatori naturali e sta distruggendo interi alveari nutrendosene.
La Liguria segnala un ulteriore pericolo per le api: i cambiamenti climatici che incidono negativamente sui cicli naturali delle api. A incidere in maniera pesante vi è anche l’inquinamento.
A fronte di questo scenario, la Liguria ha reso nota la necessità di una mobilitazione istituzionale per salvare le api del suo territorio.
A Bolzano l’Ispra registra dati allarmante e sotto accusa ci sono i pesticidi che hanno causato stragi anche nel Veneto. Le stragi sono in costante crescita, dal 2015 a oggi le regioni che hanno subito più danni a causa del massiccio uso dei pesticidi sono: Veneto, Bolzano e Trento.
E’ la Provincia di Bolzano il territorio, in Italia, dove si è registrato in questi ultimi anni, con dati crescenti, il maggior numero di fenomeni di moria delle api collegati ai pesticidi.
I dati sono stati raccolti dall’Ispra, l’Istituto superiore protezione e ricerca ambientale e mostrano un quadro allarmante per il vicino Alto Adige, nettamente superiore agli altri territori (anche al Veneto e al Trentino che, storicamente, sono tra i territori dove proprio l’Ispra ha rivelato la maggior quantità di principi attivi per ettaro di superficie agricola utilizzata.
L’Ispra ha messo in collegamento i fenomini di moria delle api al rilevamento di pesticidi.
La moria delle api nel 2019
I dati Ispra riguardano il monitoraggio condotto sul territorio nazionale nel triennio 2015-2017. La situazione attuale è ulteriormente peggiorata. Tra le ultime stragi ricordiamo la moria delle api nel Veneto, risalente al mese di maggio e la strage di Spigno Saturnia, segnalata nel mese di luglio.
Secondo il rapporto dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nel 2019 la produzione di miele ha fatto registrare un fortissimo calo, soprattutto nelle regioni del Settentrione. Si stimano perdite del 70% rispetto a un’annata normale. Per il solo mancato ricavo l’ipotesi è di un danno di 70 milioni di euro sul territorio nazionale e di 16 milioni di euro in Piemonte. Un bilancio tristemente negativo.
I danni economici
Una voce autorevole nella dichiarazione del presidente della FAI:
“Nel 2019 l’apicoltura italiana ha perso oltre il 50% della produzione di miele; parliamo di 10mila tonnellate di miele per un valore di 73 milioni di euro”. A dichiararlo il presidente della FAI – Federazione Apicoltori Italiani, Raffaele Cirone, che già nel mese di maggio aveva dato l’allarme.
“Ora prevediamo ulteriori e altrettanto gravi danni collaterali – prosegue il presidente degli apicoltori italiani – si importeranno enormi quantitativi di miele di provenienza estera, aumenteranno i rischi di frode, i prezzi al consumo si impenneranno e quelli all’ingrosso diminuiranno”.
“Difficoltà che si aggiungono alle già pesanti criticità – conclude Cirone – come i danni derivanti dai pesticidi in agricoltura, la comparsa di parassiti alieni e malattie esotiche nei nostri allevamenti, la difficoltà di reperire pascoli melliferi e polliniferi. E’ un segnale preoccupante, occorre porvi rimedio con urgenza altrimenti il settore rischia un collasso e con esso la sopravvivenza del patrimonio apistico italiano che è indispensabile alla conservazione della nostra biodiversità e che proprio per questo va adeguatamente tutelata”.