L’uso spropositato e irresponsabile dei veleni per topi ha condannato ad una morte atroce molti esemplari di lupi grigi appenninici
Il ritrovamento di 115 lupi grigi appenninici morti dopo essere stati avvelenati ha destato rabbia e sconcerto tra gli animalisti. Dalle analisi condotte sui loro corpi è stata rinvenuta la presenza di un rodenticida (veleno per topi), mentre addirittura alcuni esemplari sarebbero state avvelenati con una combinazione letale di sostanze tossiche.
Sedici lupi sarebbero morti per l’azione congiunta di quattro composti velenosi differenti. Una vicenda che pone nuovamente al centro dell’attenzione l’uso frequente e spropositato che si fa di questi veleni per eliminare topi e roditori. Non è un caso che, soprattutto nel nostro paese, siano stati rilevati nei corpi di numerose specie, tanti veleni che vengono utilizzati per uccidere roditori e ratti.
E’ frequente trovare rapaci diurni (come poiane e gheppi); rapaci notturni (civette e gufi reali), privi di vita perchè esposti a questi veleni mortali. Ad analizzare le carcasse dei lupi morti è stato un team di ricerca guidato da scienziati dell’Università di Bologna, in collaborazione col Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari, con la Direzione Ambiente – Regione Lazio e con vari istituti zooprofilattici.
L’equipe di scienziati coordinata dalla dottoressa Carmela Musto, ha rilevato come nel 61,8 percento dei casi, cioè in 115 esemplari, è stata rinvenuta la presenza di rodenticidi sul tessuto epatico (fegato). Tra i composti ritrovati con maggior frequenza spiccano il bromadiolone, il brodifacoum e il difenacoum.
E’ soprattutto l’esposizione dei lupi ai rodenticidi anticoagulanti di seconda generazione quella che preoccupa di più scienziati e animalisti. Soprattutto la crescente presenza di lupi nelle aeree antropizzate avrebbe ulteriormente esposto queste specie al rischio di avvelenamento.
La legge regola in maniera puntuale l’uso dei topicidi, ma nonostante ciò, la cattiva abitudine di utilizzarli in maniera impropria non è mai venuta meno. Si tratta di vere e proprie azioni criminali che causano una morte atroce agli animali che periscono dopo lunghe sofferenze causate da emorragie interne.
Le indagini condotte dall’equipe di scienziati ha dimostrato come la maggior parte dei lupi contaminati da topicidi viva a ridosso delle aree urbane. “I nostri risultati – ha spiegato la dottoressa Musto in una intervista rilasciata a Fanpage – sottolineano che il controllo dei roditori, basato sugli AR, aumenta i rischi di avvelenamento involontario della fauna selvatica non bersaglio. Questo rischio però non coinvolge solo i piccoli e i mesocarnivori, ma anche i grandi carnivori al vertice della catena alimentare, come i lupi”.
La presenza di questi veleni rappresenta una seria minaccia alla conservazione dei grandi carnivori ormai considerati in via di estinzione nei paesaggi antropizzati dell’Europa. Un danno enorme alla catena alimentare ma anche a tutto l’ecosistema.