Uno studio condotto dall’Università di Vienna pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society, sul comportamento dei cani ha portato alla luce alcuni aspetti che aprono le porte a nuovi scenari. I ricercatori hanno infatti cercato di capire se i nostri compagni a 4zampe fossero condizionati dall’ambiente circostante e fino a che punto arrivando a fidarsi delle persone.
I risultati dell’esperimento sono sorprendenti in quanto, sottolineano gli studiosi, i cani sono in grado di capire l’aspetto intenzionale della bugia. Un’ipotesi “eccitante” che apre nuovi canali per gli studi nel campo delle “teorie della mente”. Ovvero, il modo in cui i nostri compagni a4zampe ragionano. Fino ad oggi, questa capacità era solo considerata tipica dell’uomo.
A dire il vero, sarebbe sufficiente confrontarsi con i proprietari dei cani, per arrivare ad alcune certezze. Tuttavia, la scienza richiede che determinate teorie siano delineate nell’ambito di studi empirici che si ripetano per avere una validità.
Si tratta di una linea di confine piuttosto labile. In quanto non sempre i cani che sono essere viventi danno le stesse risposte, tanto più in contesti nei quali non sono al loro agio.
Per arrivare a dimostrare determinati risultati è dunque importante considerare diversi fattori che possono anche influenzare la reazione dell’animale. Interagendo con un cane, entrando nel suo linguaggio e osservando la sua comunicazione è possibile scoprire numerosi elementi. Chi ha un cane e stabilisce una relazione con l’animale sa perfettamente che difficilmente tende a farsi ingannare.
Basta solo pensare quando ad esempio si fa finta di lanciare una palla e la si nasconde dietro la schiena. Quando il cane capisce la manovra, le prossime volte riesce a interpretare l’intenzionalità del gesto.
In questa circostanza, nell’ambito della ricerca sul regno cognitivo dei cani, gli studiosi hanno voluto spingersi oltre e scoprire se il cane si fidasse della parola di una persona. Quello che è emerso è che i cani vogliono la prova di quello che una persona afferma.
Alcuni chiamano determinati comportamenti del cane “istinto”, “sesto senso”, “comportamenti ereditari”, “riflesso incondizionato” appartenente alla specie e ricollegabile all’istinto di sopravvivenza.
Tuttavia, questi fattori non tengono conto dell’interazione con l’uomo e l’addomesticamento. Per questo entra in gioco la parola. Attraverso la parola l’uomo ha trovato uno strumento per comunicare con il cane. A loro volta i cani hanno imparato a riconoscere determinate parole nell’apprendimento.
Nello scambio uomo-cane si pone la fiducia. La domanda che è stata posta è fino a che punto un cane si fida dell’uomo e se riesce a riconoscere quando dice una bugia.
L’esperimento è stato condotto su un campione di 260 cani appartenenti a varie razze e addestrati da un team di scienziati a trovare del cibo nascosto in ciotole coperte.
Inizialmente è stata introdotta la figura di un comunicatore che toccava la ciotola davanti al cane, indicandola e dicendo al cane “Questo è molto buono!”. La prima fase dello studio è stata riservata all’addestramento e a creare un legame di fiducia tra i cani e il comunicatore.
Durante l’esperimento è stata coinvolta un’altra persona che in presenza dei cani ha scambiato le ciotole con il cibo. Dapprima anche in presenza del comunicatore, successivamente in sua assenza.
Il comunicatore che aveva conquistato ormai la fiducia dei cani è stato chiesto di dire una bugia. Ovvero indicare ai cani la ciotola sbagliata, senza cibo.
Secondo i risultati, il 60% ha ignorato il consiglio quando il comunicatore lo ha dato nonostante non fosse presente al momento dello scambio delle ciotole. Metà dei cani lo ha ignorato anche quando era presente al momento dello scambio, riconoscendolo perciò come disonesto.
In conclusione, sottolineano i ricercatori, i cani si sono fidati di quello che avevano visto. Inoltre, hanno anche capito che il comunicatore non poteva sapere dove fosse il cibo dato che non c’era al momento dello spostamento. Percependo che stava sbagliando.
La reazione dei cani ha molto sorpreso gli studiosi. Secondo i quali, i cani si sono rivelati più furbi di macachi giapponesi, scimpanzé e bambini al di sotto dei 5 anni che in esperimenti simili si sono invece fidati maggiormente della parola.
“I proprietari sanno perfettamente il grado di ragionamento del loro cane. Tuttavia, non era mai stato dimostrato scientificamente il livello ragionamento sugli stati mentali nei cani”. Ricorda il titolare dello studio, Ludwig Huber, a capo del dipartimento di cognizione comparata al Messerli Research Institute di Vienna.