Uno studio su 700 soggetti, rivela che le reazioni fisiche provate dagli individui in risposta ai diversi stati emozionali, sono le stesse per tutti, o quasi. L’amore fa tremare le ginocchia e la rabbia fa “prudere” le mani. Non si tratta di modi di dire locali, ma di reazioni fisiche reali che accomunano tutti.
Noi spesso sperimentiamo emozioni direttamente nel corpo quando passeggiando per il parco per incontrare con la nostra dolce metà abbiamo camminato leggermente con il cuore che batteva per l’eccitazione, mentre l’ansia potrebbe stringere i nostri muscoli, far sudare le mani e tremare prima di un importante colloquio di lavoro. Numerosi studi hanno stabilito che i sistemi di emozione ci preparano ad affrontare le sfide che incontriamo nell’ambiente regolando l’attivazione cardiovascolare, scheletomuscolare, neuroendocrina, e del sistema nervoso autonomo. Questo legame tra emozioni e stati del corpo si riflette anche nel modo in cui si parla delle emozioni: la futura sposa può avere “i piedi freddi” la settimana prima delle nozze o lan ostra canzone preferita può provocare “un brivido lungo la nostra spina dorsale”.
Se vedere qualcosa di disgustoso vi “rivolta lo stomaco”, se una frase scontrosa vi fa “salire il sangue in testa”, se la persona che amate vi fa “tremare le ginocchia”, non state semplicemente usando modi di dire triti e ritriti, ma state spiegando esattamente la reazione del vostro corpo. Che in queste descrizioni non vi sia letteratura spicciola, ma fisica, ce lo dice una ricerca condotta in diversi centri universitari in Finlandia, che ha sottoposto 700 volontari alla lettura e alla visione di film con l’obiettivo di far sorgere determinati sentimenti e di annotare poi in quali parti del corpo si sentiva una variazione delle sensazioni. Incrociando i diversi riscontri, i ricercatori hanno poi formulato la seguente infografica:
Secondo gli studiosi, le reazioni dei volontari sono state indifferenti alla loro provenienza culturale, facendo registrare in gran parte le stesse sensazioni. I ricercatori hanno spiegato alla rivista Proceedings of National Academy of Sciences che “svelare le sensazioni corporee soggettive connesse con le emozioni umane può aiutarci a capire meglio i disturbi dell’umore come la depressione e l’ansia”, alle quali – come da grafica – si attribuisce rispettivamente una generale riduzione delle sensazioni e una iperattività simile alla paura (in assenza di pericolo reale). Nota da tempo la reazione alla rabbia, che attiva – quasi “arma” – il petto e le braccia, predisponendo il soggetto al combattimento.
Differisce solo parzialmente dalla rabbia la sensazione legata alla paura, che concentra tutto nella testa e nel petto nell’attesa che giunga il momento in cui decidere tra combattimento e fuga. Tra l’orgoglio che “gonfia” il petto, l’amore che irrora tutto tranne le ginocchia, la felicità che sprizza energia da ogni poro, l’invidia che logora i nostri pensieri e la vergogna che accende le guance, le reazioni dei 700 volontari sembrano descrivere l’esperienza di tutti noi.”