Forest food e muraglie verdi sono i nuovi progetti che stanno prendendo piede per combattere la desertificazione e la siccità. Tra questi progetti, in Africa, dal 2010, undici paesi si sono impegnati a creare un cordone di alberi che attraversa il Sahel dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso.
Oltre 8 mila chilometri di percorso con una larghezza di 15 chilometri- La muraglia passa dal Senegal, alla Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Nigeria, Ciad, Sudan, Etiopia, Eritrea e Gibuti.
La grande muraglia verde: così è stata chiamata la barriera di alberi e di verde che fermerà l’avanzata del deserto. A distanza di dieci anni, sono stati ripristinati circa 18 milioni di ettari e il progetto sta per essere completato.
Per questo l’iniziativa greatgreenwall ha richiamato l’attenzione delle organizzazioni mondiali come le Nazioni Unite -ONU e la Banca Mondiale. Quest’ultima ha infatti annunciato di voler investire nel 2021, 5 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.
Un’attività non solo benefica per combattere la siccità. Il cordone verde ripristina anche la biodiversità.
Il Greatgreenwall si rivela anche come strumento di sussistenza per le popolazioni locali. Ha rilanciato l’economia dei paesi, creato posti di lavoro e garantisce un futuro sostenibile in quei paesi.
Proprio in questi giorni, il Comitato internazionale Olimpionico (CIO) ha annunciato di investire in 335mila alberi per le Olimpiadi giovanili che si terranno a Dakar, in Senegal nel 2026.
Lo scopo è di aggiungere un tassello alla grande muraglia verde. Saranno piantati alberi autoctoni in Mali e nel Senegal per dare un contributo significativo al clima.
Fino al 2024 sarà avviata la piantumazione della “foresta olimpionica”. Gli alberi che saranno piantati andranno a coprire un’area di 2120 ettari. Dovrebbero servire a coprire 200 000 tonnellate di CO2. Un quantitativo maggiore delle emissioni di Co2 che in base alle previsioni saranno prodotte dall’organizzazione nei prossimi tre anni.
Il CIO si era impegnato nell’ambito degli Accordi di Parigi a ridurre le proprie emissioni di Co2 del 30 % fino al 2024 e del 45 % al 2030.
“La foresta olimpionica sosterà le comunità del Mali e del Senegal, aumentando la loro resilienza climatica, la loro sicurezza alimentare e le opportunità economiche che ne potranno derivare”. E’ quanto ha dichiarato il presidente del CIO, Thomas Bach.
Bach ha poi ricordato che “la lotta ai cambiamenti climatici è una delle principali priorità del CIO”. Infine ha assicurato che l’organizzazione è determinata nel perseguire e nel rispettare i suoi impegni presi nell’ambito degli Accordi di Parigi.
Lo scorso 17 giugno si è svolta la Giornata Mondiale contro la desertificazione. In questa occasione, l’Onu ha ricordato che “la priorità nella lotta alla desertificazione dovrebbe essere l’applicazione di misure preventive nelle aree che non sono ancora state colpite dal degrado o sono state colpite in misura minima”.
“Tuttavia- ha proseguito l’Onu non vanno dimenticate le aree gravemente degradate. È essenziale che le comunità locali, le organizzazioni rurali, i governi, le organizzazioni non governative e le organizzazioni internazionali e regionali partecipino alla lotta contro la desertificazione e la siccità”.
Inoltre, nel suo appello, le Nazioni Unite ha tenuto a sottolineare che “il ripristino delle terre degradate contribuisce alla resilienza economica, alla creazione di posti di lavoro, all’aumento del reddito e a una maggiore sicurezza alimentare”.
L’organizzazione non ha omesso di precisare che questo progetto “aiuta a recuperare la biodiversità, consente di catturare il carbonio (CO2)”.
Non a caso, sempre in Africa ma anche in molte aree in Europa, come in Italia e nello specifico in Sicilia, si stanno diffondendo le cosiddette Forest food.
Si tratta di una foresta giardina con piante commestibili. Questo tipo di foreste garantiscono una coltivazione multifunzionale tra piante da frutto, erbe medicinali e officinali, bacche, ortaggi e disposte in sinergia con le piante spontanee e gli animali che vivono in quegli habitat.
In molti paesi africani, per combattere la desertificazione ma anche la siccità, sono stati avviati progetti di forest food con i quali ripristinare dei microclima in prossimità di villaggi più isolati ai quali garantire inoltre forme di sussistenza alle popolazioni locali.
Di norma, sono create in maniera circolare e concentriche con le piante più resistenti all’esterno e mano che ci si addentra nella foresta si trovano le piante più delicate.