Quando non riusciamo a trovare qualcosa. Quando siamo un po’ arrabbiati con noi stessi o magari più allegri del solito. Quando dobbiamo prendere una decisione difficile. Sono tante, insomma, le situazioni che ci portano a parlare da soli, a rivolgerci anche a qualcuno che non c’è, a riflettere a voce alta o a mezza voce.
È capitato a tutti, almeno una volta: succede quando quello che passa per la testa sorprende e distoglie da un altro pensiero da cui si era fino a quel momento assorbiti.
Parlare con se stessi fa bene, è un’attività cerebrale importante, come ha dimostrato anche un recente studio scientifico: serve per darsi istruzioni, incoraggiarsi, controllare meglio le proprie azioni. Insomma, aiuta a esercitare l’autocontrollo, a riflettete al meglio sulle decisioni da prendere. Leggi: Quale parte del cervello usiamo di più
Parlare con se stessi (cioè con la propria coscienza interiore) serve a ridurre i comportamenti impulsivi e distruttivi: è così che ci diciamo di evitare il bis a tavola o di non arrivare alle mani nel mezzo di una discussione.
Parlare da soli aiuta anche a rielaborare le emozioni e a prendere consapevolezza di sé; non a caso, esercizi e tecniche di psicoterapia prevedono il recupero di un colloquio con se stessi, anche a voce alta.
Quando parlare da soli non è più normale
Se ragionare con la propria coscienza interiore e fantasticare di tanto in tanto a voce alta non è un segno di squilibrio, anzi è un atteggiamento positivo, questi stessi comportamenti possono essere segno di un problema quando sono sistematici, ossia così frequenti che il borbottio fra sé e sé o le esclamazioni e i colloqui ad alta voce “in solitario” diventano la colonna sonora della quotidianità.
In genere significa che si sta vivendo una situazione molto stressante e ansiogena, capace di causare turbamenti interiori che spingono a ricercare una continua rassicurazione attraverso il dialogo ripetuto e frequente con se stessi o addirittura mediante la fuga in una dimensione diversa, quella del sogno a occhi aperti, che diventa cosÌ reale da favorire anche dialoghi con fantomatici interlocutori. Leggi anche: L’ansia si può vincere, ecco come
Più ansia e stress sono elevati, più questi atteggiamenti possono diventare frequenti; nei casi più seri potrebbero essere la spia di veri e propri disturbi della personalità, come manie di persecuzione, fino a vere e proprie malattie, come la schizofrenia. Leggi anche: Schizofrenia? non è più una malattia rara e incurabile
Come affrontare il problema di chi parla da solo
Quando ci si rende conto di vivere una situazione di di stress e ansia molto elevati, quando insomma siamo sotto pressione in maniera eccessiva, è probabile che il nostro parlare da soli sia frequente e decisamente eccessivo.
Come comportarsi? Dobbiamo preoccuparci?
La soluzione più logica, in questi casi, consiste nel rivolgersi a uno psicoterapeuta. Un ottimo strumento è la “instant therapy”, una forma breve di psicoterapia cognitivo-comportamentale integrata, così chiamata perché utilizza varie tecniche, dalla bioenergetica (metodo psicoterapeutico basato sulla combinazione di esercizi fisici e analisi della personalità che serve per liberare mente e corpo dai blocchi scaturiti dai disagi emotivi) al training autogeno (tecnica di rilassamento che consiste nell’immaginare il corpo in uno stato di calma e tranquillità), fino alla psicologia positiva.
Possono bastare anche poche sedute per combattere stress, ansia e paura e prevenirne possibili conseguenze deleterie, imparando a modificare il proprio comportamento quotidiano.
Quando parlare da soli diventa una medicina
Esistono anche persone che lasciano poco spazio alla propria coscienza interiore e, quindi, non parlano molto con se stesse. Questo può dipendere dalla mancanza di contatto con la propria interiorità, con la propria sfera emotiva, con se stessi, una condizione che, come si può intuire, non è d’aiuto nell’affrontare le difficoltà quotidiane.
Per questo motivo è importante, se ci si rende conto di vivere questa carenza, cercare di riappropriarsi del dialogo con se stessi: la psicologia positiva, che enfatizza il ruolo fondamentale delle risorse e delle potenzialità interne a ciascuno di noi, mira proprio a favorire la pratica dell’auto-osservazione e del colloquio con se stessi.
Per esempio, per diventare più consapevoli di un dolore che si sta vivendo o che si è affrontato in passato e poterlo superare, può essere utile mettersi davanti a una sedia vuota e immaginare di avere davanti a sé il dolore personificato: gli si può parlare, anche ad alta voce, esprimendo quello che si prova e, allo stesso tempo, è utile immaginare che il dolore stesso possa rispondere.
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