Ogni bambino, durante la crescita, sviluppa delle paure quali il buio, i mostri, i rumori, l’acqua, l’altezza…. innescando un’ansia anticipatoria che lo porta ad assumere un atteggiamento fobico. La predisposizione all’ansia può essere di origine genetica ma soprattutto di origine comportamentale del genitore sul quale i bambini plasmano la loro personalità .
La paura è un’emozione primaria presente fin dalla nascita; infatti quando il bambino nasce passa da una situazione intrauterina e protettiva, ad una situazione a rischio in cui tutto e nuovo (vita extrauterina). La paura è qualcosa di fisiologico utile alla crescita in quanto serve ad attivare realzioni che lo difendono dal pericolo. Il fanciullo deve porre ordine alle situazioni esterne quali immagini, ambiente, rumori e i concetti così da imparare a farli suoi.
Le paure appartengono al bambino come altre caratteristiche della personalità infantile che configurano un pensiero Animistico (tutto è vero) e Magico (tutto è possibile); Ma come nascono le fobie? La nascita delle fobie può essere multicausale, esaminiamo insieme alcune delle cause:
-Fattori intrusivo invadente. Nel caso di genitori molto protettivi che non permettono al fanciullo di sviluppare alcune difese autonome; in questo caso il genitore interviene troppo preventivamente innescando involotanriamente paure ed angosce. L’adulto diviene il codificatore della realtà , condiziona la vita del bambino impedendo alcune attività fondamentali e non rende la propria prole autonoma, forte e fiduciosa in sè stessa.
-Fattore intrusivo costrittivo. Sono i vecchi metodi educativi della nonna che ci proiettavano alla paura per renderci ubbidienti. Esempi pratici: “se non mangi arriva l’uomo nero” – “se non dormi arriva l’orco” – “Non andare nel parco che c’è il lupo“. Sono concetti da bandire tassativamente: è l’adulto a creare un mondo di paure; in tal modo, il bambino, non sarà educato adeguatamente perché imparerà ad ubbidere per paura e non perché avrà elaborato il concetto di bene o male e giusto o sbagliato. Questo tipo di educazione configura l’abbandono. Il bambino imparerà a soddisfare i desideri per sentirsi amato ed accettato. Nascono meccanismi psichici che canalizzano gravi deficit riscontrabili poi in età adulta dando luogo ad enti patologici come il Disturbo Dipendente di Personalità .
L’educazione deve essere sempre in positivo, quando si genera paura in un bambino per ottenere un comportamento conguo, il bambino viene spaventato e disorientato; pertanto il bambino non va mai punito ma premiato se assume una condotta adeguata, l’educazione deve essere basata su premi piuttosto che punizioni. La paura delle punizioni porta il bambino a configurare un contesto distruttivo entrando in contatto con la propria fragilità psichica: il fanciullo avrà difficoltà ad accrescere la propria autostima. Il piccolo decodifica il mondo a secondo della versione che il genitore gli propone.
-Fattore intrusivo traumatico. Si manifesta sempre e solo quando il bambino associa una “situazione specifica” ad un’esperienza negativa. Esempi pratici: 1) un luogo chiuso genererà paura se il bambino è rimasto bloccato in un luogo stretto (es.: se è rimasto bloccato in ascensore), da adulto, potenzialmente potrà soffrire di claustrofobia; 2) La morte, l’abbandono di un parente oppure una malattia si traduce in paura del buio; 3) Se durante il bagnetto il bambino scivola nella bacinella potrà sviluppare paura dell’acqua diventando idrofobico. 4) Se il genitore gioca con il bambino tenendolo in aria con la massima estensione delle braccia, il bambino potrà sviluppare paura delle altezze e nella vita adulta potrà portarsi con se le tanto diffuse vertigini.
Queste fobie possono essere permanenti e, nonostante lo sviluppo del bambino, possono persistere anche nella vita adulta evolvendosi in paure modificate. La maturazione e il cambiamento degli atteggiamenti, porterà ad una differente gestione delle fobie. Ad esempio, chi ha sviluppato un’idrofobia, probabilmente farà tranquillamente il bagno ma si troverà a contare i sorsi d’acqua mentre beve.
Quali sono i segnali che il bambino manifesta? Con un comportamento che non gli appartiene: se il bambino si isola, se è logorroico, se improvvisamente ha difficoltà a dormire, se diventa ossessivo, impulsivo e così via. Come bisogna comportarsi?
-Ascoltare il bambino con molta attenzioni quando ci parla delle sue paure.
-Dare la possibilità al fanciullo di superare le paure in modo graduale, ad esempio se ha paura del buio si può agire con creatività ed animare la stanza con le cosiddette “ombre cinesi”.
-Rassicurare che i mostri non esistono.
-Lasciare la porta della cameretta aperta.
-Mettere sul lettino un pupazzetto amato dal bambino oppure lasciare al bambino un indumento del genitore in modo che possa sentirne l’odore. Attenzione, se il bambino ha strutturato un concetto di mamma “frammentario“, questo atteggiamento è riconducibile al feticismo.
-In caso di buio, lasciare una luce soffusa e fare in modo che sia il bambino a decidere quando spegnerla.
-Prima di mettere il bimbo a letto, quando si raccontano le fiabe, bisognerebbe farlo con luce soffusa. Perché? Per associazione il bambino potrebbe collegare il buio che segue al racconto della fiaba, con il dispiacere della fine di questa ultima.
-Assicurarsi che gli ultimi pensieri dello stato di veglia del bimbo non siano negativi o ansiogeni.
-Per evitare pensieri intrusivi o negativi, assicurarsi che il computer domestico abbia un sistema di parental control per disattivare i siti non adatti ai minori (violenti, pornografici…)
-Dopo cena, incoraggiare il bambino al disegno: attività fondamentale per scaricare le ansie e paure.
–Coccolare il bambino: il contatto fisico è la più importante forma di comunicazione.
-Vanno indagati i vessuti quando il fanciullo e fuori casa, è importante capire se il bambino è stato vittima di violente o ha subito atti di bullismo.
Da non dimenticare: le tensioni familiari o di coppia, stati depressivi e ansiosi nei genitori, possono generare o incrementare le paure nei bambini. I bambini divengono contenitori del malessere della famiglia. E’ necessario offrire protezione al fanciullo, soprattutto nelle situazioni di difficoltà così da fargli percepire di poter contare sul proprio genitore. Cosa ancora più indispensabile, far sentire al bambino tutto l’amore che abbiamo per lui, anche quando fa il cattivello…. siamo stati bambini anche noi.
Dedico questo articolo a tutti i pedagogisti e insegnanti che contribuiscono, con la loro professionalità e con il loro impegno, a rendere il mestiere del fanciullo più sereno.
A cura della Dott.ssa Anna Maria Sepe,
specialista in Psicoanalisi Induttiva e Ipnosi traslativa.
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