Esiste una condizione fobica che ci spinge ad aver paura di amare: la philofobia. Le cause possono essere molteplici, la maggior parte sono riconducibili ad una sorta di meccanismo di difesa (“non amo per non soffrire“); queste cause sono dettate da un fattore reattivo situazionale, il classico esempio è dato da una storia finita male dove il soggetto è stato così profondamente ferito da non voler ripetere un’esperienza che potenzialmente potrebbe replicare lo stesso malessere. Esaminiamo in dettaglio tutte le cause:
Fattore reattivo emozionale. Si riscontra nelle persone che considerano l’amore un fattore invalidante in quanto le renderebbe deboli. E’ tipico delle persone che vogliono mostrarsi forti e confermare la propria autosufficienza, in questo contesto l’amore viene visto come una minaccia perché entra in gioco anche la paura di perdere la propria libertà.
Cause Riconducibili All’infanzia, nella fattispecie, nel rapporto con i genitori. Ad esempio, se durante l’infanzia, le richieste d’affetto del bambino non trovano risposta oppure generano un feedback negativo. Il soggetto porterà con sè complessi di inferiorità che in una condizione patologica genereranno un blocco psicologico per il quale il soggetto non si sentirà degno di ricevere amore. Un sintomo tipico di questi soggetti è la difficoltà di instaurare rapporti di qualsiasi tipo, anche in ambito sociale. Per approfondimenti, cliccate qui.
Fattore intrusivo autolesivo. Anche se non si tratta di vera paura di amare, i sintomi sono analoghi. Tali soggetti, a differenza degli altri, si innamorano ma sono comunque portati a sabotare il rapporto proprio a causa della natura della loro struttura autolesionistica.
La philofobia è una condizione che affligge la vita di chi ne soffre in quanto i philofobi non riescono ad innamorarsi; sono spinti a rincorrere rapporti impossibili dove lasciano prima di essere “abbandonati“.
-attacchi di panico
-ansia
-sudorazione eccessiva
-tachicardia
-nausea
-disfunzioni erettili per lui, difficoltà a raggiungere l’orgasmo per lei
Nei casi limite, il soggetto avrà ripercussioni anche al di fuori della sfera sentimentale: le paure possono invadere ogni contesto, dal sociale al lavorativo, condizione tipica del soggetto ansioso. Potrebbe interessarti: Rimedi per l’ansia.
L’unico modo di far fronte a tale condizione è utilizzare la pazienza e adottare delle regole ben precise:
-di fronte ad insicurezza e timore per un nuovo rapporto, non bisogna fuggire ma analizzare le ragioni del disagio. Potrebbe servire chiedere aiuto ad un esperto per uscire da questo stato di solitudine forzata.
-è consigliabile vivere la nuova esperienza giorno per giorno, senza fare progetti. In tal modo i sintomi si attenueranno, con la progettazione il soggetto potrebbe sentirsi in trappola, pertanto i sintomi tenderebbero ad amplificarsi.
-è utile capire che ogni storia è diversa, le persone sono diverse da quelle conosciute in passato. Un aspetto invalidante è proprio concentrarsi sul passato senza gustare i lati positivi dettati dalla novità.
-potrebbe essere utile confrontarsi con il partner e raccontargli delle proprie paure. In tal modo si intensificherebbe l’entità della fiducia canalizzando il rapporto di coppia in modo positivo.
-è importante capire che essere innamorati non rappresenta alcuna forma di dipendenza dal partner.
-bisogna capire che un rifiuto non è cruciale per la stima di sè. Questo concetto è dedicato a coloro che evitano gli approcci amorosi per timore di un rifiuto o di essere giudicati negativamente.
–per gli autolesionisti: è necessaria una profonda analisi del problema. Il soggetto deve acquisire la consapevolezza che in realtà la sua non è “paura di amare”, bensì, il suo status è riconducibile ad un errata credenza dove il soggetto crede di non meritare alcuna forma di amore. Poiché le condotte autolesioniste hanno invalidato l’intero vissuto del soggetto, questo probabilmente non avrà in memoria dati positivi.
In altre parole il soggetto non ha ricordi di esperienze emotive positive/costruttive, pertanto, per riuscire a consolidare un rapporto è necessario che il soggetto acquisisca esperienze positive con il proprio partner: per un lungo periodo non dovrebbero esserci litigi nella coppia. L’autolesionista imparando il significato di benessere e facendolo suo, sarà portato a salvaguardare il benessere in primis della coppia e, a guarigione ultimata, anche degli altri ambiti. Per i soggetti autolesionisti, è fortemente consigliato un percorso psicoterapeutico/psicoanalitico.
Consigli per il partner: affiancare un philofobo non è un’impresa facile. In genere non è consigliabile mettere in evidenza i propri sentimenti, questo potrebbe amplificare i sintomi del philofobo che farà marcia indietro. Potrebbe essere indicato un percorso di terapia di coppia.
Difficoltà nel rapporto sessuale. Un fattore fondamentale che viene spesso omesso è la difficoltà nel raggiungimento del piacere durante un rapporto sessuale. Difficoltà che induce la donna a fingere l’orgasmo e all’uomo a evitare il rapporto. Tale difficoltà potrebbe attenuarsi con delle posizioni specifiche durante l’atto. Posizioni in cui durante l’atto i volti dei soggetti non siano frontali (posizione ventrale o posizioni in cui la donna è di spalle). La difficoltà appena descritta potrebbe essere ovviata spontaneamente, mediante meccanismi di dissociazione: il partner si proietta in un altro contesto, immaginando un rapporto del tutto diverso. Questa dissociazione nasce da meccanismi inconsci. Come abbiamo visto il philofobo è reticente ai legami sentimentali, pertanto, proprio durante l’intimità, quando la coppia si “fonde“, il soggetto trova questo escamotage per distaccarsi dalla coppia stessa. Inconsciamente il philofobo non accetta di ricevere piacere dal proprio partner e la mancata accettazione sfocia in una dissociazione, atteggiamento disfunzionale.
La paura di amare è tra le peggiore delle paure perché ci priva della più bella componente della nostra vita, quella di amare ed essere amati.
A cura della Dott.ssa Anna Maria Sepe,
specialista in Psicoanalisi Induttiva e Ipnosi traslativa.