Si moltiplicano gli appelli degli scienziati per invitare le istituzioni ad introdurre regole più stringenti contro la pesca intensiva
La pesca intensiva è un meccanismo perverso incurante degli shock ittici che si creano nell’ambiente marino e rapprenta una delle piaghe più gravi da estirpare. Ancora oggi, grandi quantità di pescato viene sprecato venendo trasformato in olio e farina per realizzare mangimi per animali.
Uno scempio devastante come dimostra una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista Animal Welfare, che ha fatto luce sulla portata preoccupante di questo fenomeno ormai diffuso a livello globale, sollevando complesse tematiche sia di ordine etico che ambientale.
Oltre a danneggiare l’ecosistema marino con la pesca intensiva si sottrae cibo prezioso per sfamare la popolazione. Una piaga che nasconde sfruttamento e selvaggia crudeltà nei confronti degli animali che vivono nel mare. Il responsabile dello studio effettuato da Compassion in World Farming (CIWF), Phil Brooke, ha posto l’accento sull’esigenza di ridurre la pesca intensiva al fine di preservare la biodiversità marina e non gravare ulteriormente sul comparto della pesca.
Una delle prime emergenze è legata alla cattura dei pesci piccoli che rappresentano uno degli anelli ineludubili della catena alimentare marina, senza i quali si creano i presupposti per l’estinzione di molte specie. Ogni anno se ne pescano una quantità abnorme stimata tra 150 e 330 miliardi di esemplari.
Per ridurre la dipendenza della pesca una delle strategie da seguire potrebbe essere quella di focalizzarsi maggiormente sulle specie che si trovano più in basso nella catena alimentare, per evitare minori ripercussioni sull’intero circolo. Un’esigenza ormai diventata indifferibile anche perchè il numero di pesci macellati negli allevamenti è cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi anni, balzando da 61 miliardi nel 2007 a 124 miliardi nel 2019.
Occorre introdurre regole che ripristinino l’etica anche nel settore della pesca e dell’allevamento di pesci, al fine di preservare le biodiversità e la salute globale della Terra.
La pesca intensiva è anche sinonimo di spreco, anche a livello alimentare. Ecco perchè servirebbero nuove regole per favorire la corretta gestione dell’attività peschereccia, ponendola in linea con le necessità di tutelare gli ecosistemi marini per dare una boccata d’ossigeno agli oceani e segnare un punto a favore della lotta contro i cambiamenti climatici.
In passato centinaia di scienziati esperti hanno firmato appelli indirizzati verso le istituzioni per invitarle a porre un freno alla sovrappesca introducendo limiti più stringenti e sanzioni più pesanti ai contravventori. Ma al momento questi appelli sono rimasti inascoltati.
La speranza è che le istituzioni europee sappiano fare ammenda e correre subito ai ripari per frenare lo spopolamento sistemico e salvaguardare le popolazioni di pesci nel mondo, mantenendo gli ecosistemi marini in salute. La lotta per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici e per salvare gli oceani passa anche attraverso nuove leggi che tutelino l’ambiente marino dagli effetti devastanti della pesca intensiva.
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