Ecco come si manifesta la peste bubbonica e quali sono i sintomi che non si devono sottovalutare
La peste bubbonica colpisce ormai raramente gli esseri umani, per questa ragione ha destato sconcerto il caso registrato in questi giorni in Oregon, dove un uomo è stato infetto dal batterio Yersinia pestis probabilmente dopo essere entrato a contatto con il proprio gatto, anch’esso risultato infetto con sintomi.
Questa patologia esordisce con sintomi molto comuni a quelli dell’influenza, tra cui astenia, affaticamento, febbre, brividi, mal di testa. Secondo la tesi delle autorità sanitarie statunitensi, il gatto avrebbe portato in casa le pulci infette che a loro volta avrebbero poi morso e trasmesso il batterio al padrone dell’animale. In alternativa si pensa che la persona contagiata possa aver contratto la malattia dopo essere entrato in contatto con i fluidi corporei dell’animale domestico.
Il batterio Yersina pestis, responsabile della peste bubbonica, è infatti ospite di pulci tipiche di ratti, scoiattoli e cani della prateria, ma solo raramente infetta gatti o cani domestici. Per questo motivo il caso registrato in Oregon ha destato molte perplessità in seno alla comunità scientifica.
Questa patologia oggi è trattabile e non rappresenta più una minaccia come avveniva alcune decine di anni fa. In genere, quando viene diagnosticata ad un essere umano la peste bubbonica, si procede col trattamento antibiotico adeguato, ecco perchè si tratta di una malattia che non mette più a rischio la sopravvivenza degli esseri umani.
Nel corso della storia umana le epidemie di peste bubbonica hanno falcidiato intere popolazioni, addirittura causando milioni di vittime. Le efficaci cure antibiotiche attualmente esistenti hanno largamente aumentato le probabilità di sopravvivenza, anche se non sempre viene garantito il risultato. I veicoli di questo batterio molto insidioso sono solitamente i roditori, come ratti, scoiattoli o topi, ma in rari casi anche gli animali domestici possono diventare un pericoloso vettore per chi vive in casa. I gatti rappresentano, in tal senso, una minaccia peggiore dei cani. Nel caso dell’uomo che vive in Oregon, il contagio è da attribuire proprio al gatto che ha in casa.
In base alla forma che assume, questa malattia può manifestarsi con febbre elevata, brividi, linfonodi ingrossati, cefalea, accelerazione del battito cardiaco, complicazioni respiratorie, vomito, tosse e diarrea. Per identificare la presenza di questi batteri si effettuano prelievi di campioni di sangue. Il batterio si può annidare anche nell’espettorato o nel pus dei linfonodi.
Quando in passato si manifestarono epidemie di peste bubbonica, i ricchi erano curati a casa, mentre i meno fortunati venivano radunati nel lazzaretto e lasciati morire in totale isolamento. I medici che provavano a salvarli da una morte certa, prestavano cure gratuite coperti da lunghe vesti e da maschere. Le famiglie venivano isolate ma a loro veniva fornito cibo gratuito.