C’erano quasi riusciti se non fosse stato per l’intervento dei cani addestrati dalla Forestale. L’intento era quello di sterminare gli orsi che si trovano nel Parco d’Abruzzo. Sono state infatti rinvenute 30 polpette nella valle Cervara e nel vallone Lampazzo, un luogo di riserva integrale, quello maggiormente tutelato dell’area protetta.
“E’ un attacco organizzato, un’operazione in grande stile che rivela la volontà di far saltare l’equilibrio di uno dei cinque parchi storici d’Italia: poteva essere la fine di un lavoro durato decenni per far tornare gli orsi e i lupi nella loro terra”, accusa Aldo Di Benedetto, ex direttore del parco e dirigente dell’Associazione nazionale Pro Natura. Se non fosse stato per i cani che sono riusciti a individuare le polpette avvelenate la morte di questi orsi protetti sarebbe stata inevitabile.
Con una serie di battute sono state ripulite le valli in cui erano state seminate le trappole. E lo sforzo – assicura il commissario del parco Giuseppe Rossi – andrà avanti ancora in modo sistematico per prevenire ulteriori minacce: “Abbiamo sporto denuncia alla procura di Avezzano: è un’escalation che segue la crescita della pressione del bracconaggio, del pascolo abusivo, dell’invasione di mezzi motorizzati in zone protette”.
Non è la prima volta che il parco d’Abruzzo subisce un’offensiva simile: nel 2017 erano stati avvelenati tre orsi e due lupi e malgrado l’allarme e la mobilitazione del ministero dell’Ambiente, non si è riusciti a individuare i responsabili. Ora l’attacco si ripete in un’area di riserva integrale, quella più frequentata dagli orsi. “E’ stato come lanciare una bomba dentro il Colosseo: uno schiaffo al parco e a tutti quelli che si sono battuti per il ritorno di animali simbolo come il lupo e l’orso”, osserva Paolo Ciucci, docente del dipartimento di biologia e biotecnologie dell’università di Roma. “E’ dal 2004 che monitoriamo la popolazione degli orsi e abbiamo misurato un recupero timido. Su una popolazione di 50 orsi, le femmine sono tra 10 e 15; ognuna partorisce ogni 3 o 4 anni. E’ un equilibrio estremamente precario: basta pochissimo a farlo saltare. E se si mettono a lanciare polpette avvelenate…”.
Nel 2005 le cose erano diverse, alcuni orsi venivano seguiti via satellite passo passo per studiare le loro abitudini e capire come organizzare al meglio la protezione. Dopo due anni erano comunque riusciti a uccidere un orso. Ora ci hanno provato alla grande……evidentemente a qualcuno gli orsi sono indigesti!