I livelli di iodio radioattivo nelle acque al largo della centrale nucleare di Fukushima superano di 1200 volte la norma.
I rilevamenti sono stati effettuati venerdì mattina da una stazione di monitoraggio che dista 330 metri dalla costa di Daiichi. I rilevamenti sono effettuati quasi quotidianamente e nel giro di 24 ore, il livello di radioattività è salito da 104, a 1200 volte superiore alla normala.
Non solo iodio radioattivo ma anche alti livelli di cesio che sono stati persi dai canali di scarico dei reattori n.1, 2, 3 e 4 della centrale. Le unità 5 e 6 hanno mostrato delle perdite scarse di cesio ma elevate perdite di iodio radioattivo: addirittura che superano di 284 volte la soglia standard.
Questi alti livelli possono essere un sintomo di un ulteriore catastrofe: probabilmente c’è stata una perdita direttamente nell’oceano, è molto improbabile che si tratti delle emissioni radiattive rilasciate nell’atmosfera perché queste sono state condotte dai venti verso i paesi europei.
L’effetto sulla fauna e flora acquatica, potrebbe non essere deleterio quanto quello che subirà l’uomo. Nell’uomo le radiazioni causano cancro, al contrario, nelle acque, le particelle radioattive tendono a diluirsi: sabato scorso, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica ha affermato che lo iodio radioattivo e il cesio, sono stati trovati a 30 km di distanza dalla costa, quindi in mare aperto.
A risentirne è ancora una volta l’uomo. Il settore ittico giapponese, è molto preoccupato a questo riguardo: purtroppo le autorità ancora non hanno individuato l’origine esatta della fuga di radiazioni così da tentare una riparazione o tamponamento.
I dati più recenti resi pubblici dalle istituzioni Giapponesi per le Scienze e la Tecnoogia, non negano la presenza di tracce di radiazioni nell’aria che continuano a danneggiare gli abitanti delle prefetture e dell’intera nazione. Per non generare allarmismi, la stessa istituzione ha affermato che l’esposizione a queste radiazioni non deve essere considerata necessariamente nociva per la salute umana.
Nella prefettura di Fukushima, in cui si trova l’impianto, i funzionari avevano rilevato 87.813 persone contaminate, tuttavia, solo 98 persone avevano superato notevolmente la soglia limite di esposizione. Anche per queste 89 persone il pericolo sembra “scampato”, seguendo la profilassi e rimuovendo i vestiti indossati, i livelli di esposizione sono calati e si afferma che non ci sono state conseguenze dirette sull’uomo, anche se in questo articolo, citato anche dal Sole24Ore, abbiamo visto come i danni delle radiazioni possono manifestarsi soprattutto a lungo termine.
Anche i test effettuatu sui bambini hanno dato ottimi esiti, lo screening operato dalle autorità locali ha coinvolto 66 bambini di età compresa tra 1 e 15 anni, alle piccole vittime sono stati fatti esami sulla tiroide e “il livello di esposizione non da segni di problemi“.
La ghiandola tiroidea, in particolare nei bambini, può facilmente assorbire le radiazioni, è ciò che affermano i corpi sanitari evidenziando i giovanissimi come gruppo più a rischio, in più le autorità continuano a monitorare i livelli di radiazioni nelle acque potabili e il ministero della scienza e della tecnologia ha annunciato la presenza di iodio radioattivo nell’acqua del rubinetto in ben 12 prefetture.
Le analisi effettuate fin ora non coinvolgono la prefettura di Miyagi e Fukushima perché essendo il fulcro della catastrofe, le misure di sicurezza sono stata completamente spazzate via dal terremoto dell’11 e il successivo usunami.
Per abbassare al minimo i rischi sono state prese altre misure di sicurezza, ad esempio è in vigora la procedura per il trattamento delle acque potabili nella città di Tokaimura e Hitachi