Come ogni anno, torna il rapporto Zoomafie, redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia-Lav. Nonostante il lockdown abbia in parte contribuito a un calo delle denunce, l’allerta resta alta.
Giunto alla 22esima edizione, il “Rapporto Zoomafia 2021”, relativo ai crimini registrati nel 2020, ha evidenziato numerosi casi perpetrati ai danni degli animali in diversi settori tra illegalità, sfruttamento, commercio, maltrattamenti e uccisione. ogni anno
Il rapporto promosso dall’Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV è stato stillato con i dati rilasciati dalle 140 Procure Ordinarie e da 29 i Tribunali per i Minorenni, relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2020, sia noti che ignoti, con il numero degli indagati, per uccisione di animali, maltrattamenti, spettacoli e manifestazioni vietati, combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali, abbandono, reati venatori e traffico illecito di animali da compagnia.
Si evince nel 2020, una diminuzione dei procedimenti del -3%, così come il calo del -21% del numero degli indagati rispetto al 2019. Tuttavia, questo scenario non riflette realmente la situazione come denunciato dal responsabile del rapporto.
“Questa flessione riteniamo che in realtà non corrisponda ad una effettiva diminuzione dei crimini contro gli animali, ma che indichi solo una diminuzione delle denunce e dei fatti accertati”.
“Possiamo stabilire che, nel 2020, sono stati aperti circa 25 fascicoli al giorno, uno ogni 58 minuti; con circa 14 indagati al giorno, uno ogni 103 minuti, per reati a danno di animali. Si registra a livello nazionale un tasso di 15,25 procedimenti e di 8,72 indagati ogni 100.000 abitanti”. Ha tenuto a sottolineare Troiano.
In base ai dati, emerge tra i reati più diffusi, al primo posto, l’uccisione dei animali, pari al 36% dei procedimenti penali contro gli animali. E’ la prima volta che questo reato supera quello del maltrattamento di animali.
Purtroppo, nella maggior parte dei casi, queste denunce sono a carico di ignoti. Non a caso, le denunce per uccisione di animali a carico di ignoti, nel 2020 rappresentano l’84% delle denunce, registrando un aumento rispetto all’anno precedente.
Al secondo posto, si registrano il reato di maltrattamento di animali, che rappresenta il 32% dei procedimenti registrati, con 1558 indagati.
Seguono i reati venatori, pari al 13% dei procedimenti presi in esame, con 968 indagati, le denunce per il reato di abbandono o detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, pari al 12% dei procedimenti, con 746 indagati.
Tra gli altri reati, l’uccisione di animali altrui, pari al 6%, con 253 indagati, traffico di cuccioli, pari allo 0,4% dei procedimenti per reati a danno di animali, con 67 indagati. Proseguono i reati delle organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate, con 66 indagati e gli spettacoli e manifestazioni vietati, con 72 indagati probabilmente riconducibili anche alle corse clandestine di cavalli.
Secondo i dati, la Procura di Brescia, raccoglie il maggior numero di reati contro gli animali con un totale del 44% dei procedimenti. Un dato statistico riconducibile a reati di bracconaggio. Seguono Como, con 300 procedimenti e 205 indagati, Udine, con 226 procedimenti e 82 indagati. Roma, ha registrato 203 procedimenti e 128 indagati seguita da Bergamo, con 186 procedimenti e 98 indagati- Il Nord è in primo piano con Trento, che conta su 168 procedimenti e 80 indagati, Torino, con 157 procedimenti e 72 indagati e Verona, con 155 procedimenti e 79 indagati. Tra le province dove co sono maggiori procedimenti, Santa Maria Capua Vetere (CE), con 137 procedimenti e 81 indagati, Genova, con 131 procedimenti e 61 indagati, Firenze, con 129 procedimenti e 64 indagati, Salerno, con 129 procedimenti e 58 indagati, Foggia, con 126 procedimenti e 177 indagati.
In questa triste classifica si posizionano anche Palermo, con 123 procedimenti e 108 indagati, Napoli, con 117 procedimenti e 86 indagati e Ferrara, con 110 procedimenti e 43 indagati.
I capoluoghi dove sono presenti meno procedimenti per reati contro gli animali, sono Savona, con 2 procedimenti e 3 indagati, Vallo della Lucania (SA), con 3 procedimenti e 5 indagati e Tempio Pausania (SS), con 10 procedimenti e 8 indagati. Anche Aosta registra un numero contenuto con 12 procedimenti e 9 indagati, a cui segue Caltagirone (CT), con 16 procedimenti e 5 indagati. Molte città del Centro e del Sud registrano meno reati come Vasto (CH), con 16 procedimenti e 3 indagati, Gela (CL), con 18 procedimenti e 14 indagati e Crotone, con 22 procedimenti e 8 indagati. Dati sicuramente riconducibili alle mancate denunce.
“Per comprendere un fenomeno criminale è necessario ricorrere anche all’analisi statistica. Purtroppo, nell’ambito dei delitti contro gli animali, oltre ad avere una carenza di dati affidabili, spesso circolano numeri infondati, frutto di errori metodologici, di puro pressappochismo o, in alcuni casi, di malafede”. Sottolinea Troiano.
Il responsabile del rapporto ha spiegato che “da anni raccogliamo i dati relativi ai crimini contro gli animali dalle Procure italiane al fine di avere una visione affidabile, ancorché non esaustiva, dei vari reati consumati nel nostro Paese. Il quadro che proponiamo si basa sui dati ottenuti da un campione pari al 76% di tutte le Procure della Repubblica d’Italia. Un dato molto più che significativo, e statisticamente rappresentativo”.
Un fenomeno che secondo la Lav “è tutt’altro che in diminuzione, ed è importante aumentare gli strumenti di contrasto a disposizione delle Forze dell’Ordine”.
Per questo l’associazione animalista ha promosso una petizione #MISALVICHIPUÒ con la quale chiedere a Governo e Parlamento di approvare al più presto l’inasprimento delle pene nella riforma della legge 189.