Nell’articolo di oggi vi parleremo dei sintomi che possono indicare un disturbo al colon, in modo da saperli riconoscere e poterli trattare nel modo adeguato. In stadi avanzati, infatti, si tratta di un quadro cronico che comporta alterazioni del transito intestinale e dolori addominali.
I disturbi del colon interessano quasi la quarta parte della popolazione mondiale e sono sempre di più le persone a cui viene diagnosticata questa sindrome. È più frequente nelle donne e non è legata solo all’alimentazione, ma anche allo stress e a diversi stati emotivi, come l’agitazione o la paura. La sindrome del colon irritabile è inclusa nei cosiddetti “disturbi funzionali dell’apparato digerente”, tra i quali possiamo menzionare anche la stitichezza e la dispepsia.
Questi disturbi sono accomunati da sintomi cronici che spesso si manifestano quando la lesione è già in stato avanzato o comunque molto significativa. I disturbi al colon si presentano di norma nei giovani adulti (prima dei 45 anni). In questi casi, le abitudini quotidiane svolgono un ruolo importante, migliorando o peggiorando la situazione, a seconda dei casi.
Anche i fattori psicologici possono alterare la motilità intestinale e la sensibilità digestiva, dunque è normale soffrire di questi disturbi quando si è stressati, nervosi, preoccupati e così via.
Spesso mettiamo in relazione questi sintomi con determinate circostanze, come un pasto troppo abbondante, un’indigestione o il risultato di una vita sregolata.
Tuttavia, dobbiamo fare attenzione quando i sintomi compaiono con troppa frequenza (più di una volta a settimana).
È un dolore che interessa la parte bassa del ventre, con spasmi simili a quelle di una colica, ovvero pungenti e oppressivi. Inizia in modo lieve per poi aumentare d’intensità, passando da moderato a intenso. I sintomi di norma durano un paio d’ore o meno e si riducono sensibilmente dopo essere andati di corpo. Il dolore è accompagnato dallo stimolo di andare in bagno, da un cambiamento nella frequenza delle deiezioni o da alterazioni della consistenza delle feci. Può essere associato anche al consumo di determinati alimenti.
I disturbi al colon possono manifestarsi con diarrea, stitichezza o un’alternanza di entrambe. Possono essere accompagnati anche da distensione addominale e grandi quantità di gas intestinali. Di conseguenza, si può avere la sensazione di non aver evacuato del tutto, così come notare la presenza di muco nelle feci.
Problemi digestivi
Nausea, vomito, acidità e bruciore al petto frequenti possono essere ulteriori sintomi di un disturbo al colon. Anche la sensazione di appetito dopo i pasti (seppur abbondanti) è un segnale da non sottovalutare.
Anche se i problemi al colon di solito si risolvono con una corretta alimentazione e con tecniche per alleviare lo stress, è sempre meglio assicurarsi che non si tratti di una patologia più grave come, ad esempio, un tumore. I campanelli d’allarme possono essere i seguenti:
Sono normali dopo un pasto troppo abbondante, ma se si prolungano oltremodo senza essere accompagnati da altri sintomi e aumentano col tempo invece di diminuire, allora potrebbe trattarsi di tumore al colon.
È certamente normale sentirsi stanchi con i ritmi frenetici della vita di oggi. Si tratta, però, di un campanello d’allarme quando ci sentiamo sempre affaticati, svogliati e assonnati, indipendentemente dalle ore di sonno o dalle attività fisiche realizzate.
Se perdiamo peso pur non avendo seguito nessuna dieta e non avendo modificato le nostre abitudini alimentari, dovremmo rivolgerci subito al nostro medico. La perdita di almeno un 5% del nostro peso corporeo in sei mesi indica di certo la presenza di un problema che non va sottovalutato. Le cellule cancerogene, infatti, si alimentano dei grassi accumulati nell’organismo e in queste condizioni il sistema immunitario brucia molte più calorie del normale.
La comparsa di sangue nelle feci e le alterazioni che riguardano il loro aspetto, colore e dimensione sono sintomi che non vanno presi alla leggera. Sarà, quindi, opportuno assicurarsi che non siano presenti polipi nell’intestino, poiché con il passare del tempo possono diventare cancerogeni.