La particolare combinazione tra profondità, larghezza, lunghezza e composizione delle rocce crea una tavolozza di colori che spazia dal viola intenso al rosso acceso all’arancione al giallo, diversa ad ogni ora del giorno grazie alle variazioni di intensità dei fasci di luce solare che filtrano nei varchi rocciosi.
Per gli antichi Navajo entrare in questo posto era come per noi entrare in una cattedrale. Una fessura lunga e stretta nel terreno roccioso nasconde sotto di sé un mondo incredibile. Lungo gli 8 chilometri del canyon in alcuni punti le pareti di roccia raggiungono i 120 metri di altezza, separate da un varco largo meno di un metro, regalando visioni mozzafiato che lo rendono uno dei canyon più visitati e fotografati d’America. L’ Antelope Canyon si compone di due distint slot canyon, fessure nella roccia levigate nel corso di milioni di anni dall’erosione dell’arenaria da parte dell’acqua e del vento: l’Upper Antelope Canyon, o The Crack, e il Lower Antelope Canyon, o The Corkscrew.
A forgiare questi canyon, però, sono state soprattutto le inondazioni improvvise, sporadiche e violentissime provocate dalle piogge cadute nell’ampia conca sopra la fessura del canyon, specie nella stagione dei monsoni. È il cosiddetto fenomeno del flashflood, un’ondata di piena improvvisa che si incunea all’interno del canyon scavando in profondità corridoi incredibilmente stretti, arrotolandosi, girando su se stessa e levigandone le pareti fino a farle diventare lisce e arrotondate, belle da accarezzare. Ma il flashflood può essere molto pericoloso, addirittura mortale come per gli 11 turisti francesi travolti e uccisi nel 1997.