Vetri autopulenti grazie alla luce solare e al grafene: è quanto promette una recente scoperta nel campo delle nanotecnologie effettuata da un’équipe di ricercatori dell’Università di Sassari in collaborazione con i colleghi dell’Università di Cagliari. Lo studio, pubblicato di recente sull’autorevole rivista scientifica internazionale ACS Applied Materials & Interfaces, descrive le potenzialità autopulenti del grafene, un nanomateriale estremamente versatile, in combinazione con l’ossido di titanio nano-poroso.
Dall’unione di questi due materiali, i ricercatori dei due atenei sardi sono riusciti a ricavare una pellicola ultrasottile e trasparente, in grado di catturare un’enorme quantità di luce solare. La scoperta, finanziata grazie ai fondi regionali, è rivoluzionaria. Non a caso si è meritata la copertina della prestigiosa rivista. Il film solare autopulente ricavato dal grafene potrebbe infatti trovare un vasto campo di applicazione e diminuire l’impatto ambientale dei prodotti per la pulizia dei vetri degli edifici residenziali e pubblici.
Senza contare che i vetri solari autopulenti in casa faciliterebbero le pulizie domestiche, riducendo il consumo di acqua e l’inquinamento indoor provocato dai prodotti per l’igiene domestica. Le polveri e lo smog che si depositano quotidianamente sui vetri delle finestre verrebbero catturati e letteralmente spazzati via in automatico, sfruttando l’energia solare e senza sforzo.
L’invenzione del nanomateriale solare autopulente si deve al lavoro di Luca Malfatti e Plinio Innocenzi del Laboratorio di Scienza dei Materiali e Nanotecnologie del Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica dell’Università di Sassari, di Alberto Mariani del Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Ateneo turritano, e di Maria Casula del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università di Cagliari. Hanno contribuito alla scoperta anche altre prestigiose istituzioni scientifiche e università internazionali tra cui quella di Graz, in Austria, e la Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation australiana.
Quella effettuata dagli scienziati sardi è solo l’ultima delle ricerche sulle enormi potenzialità del grafene, nanomateriale bidimensionale a base di carbonio, isolato per la prima volta nel 2004 dai fisici russi Andre Geim e Konstantin Novoselov. La scoperta valse ai due scienziati il premio Nobel per la Fisica nel 2010. Efficiente, versatile, flessibile e al contempo molto sottile, il grafene è il nanomateriale su cui sono maggiormente orientati gli sforzi della ricerca sulle nanotecnologie. Il grafene è infatti tra i conduttori più efficienti di elettricità e calore, superiore persino al più diffuso rame.